25 agosto 2019

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - (ANNO C)


Is 66,18-21                          Eb 12,5-7.11-13                             Lc 13,22-30

OMELIA

Gesù, entrando nella storia degli uomini, ci ha inseriti nell'eterno progetto del Padre poiché ogni uomo è veramente e pienamente se stesso quando è in Cristo Gesù. È la grande verità che il Maestro questa mattina ci vuol regalare perché facilmente, nella cultura odierna, noi possiamo essere un po' allontanati da questa visione centrale della nostra esistenza.

L'immagine che Gesù usa della porta stretta, l'immagine redatta dal Vangelo che Gesù è in cammino verso Gerusalemme ci fanno chiaramente intuire che l'uomo se vuole essere autentico ha un unico orizzonte: vivere di Gesù, seguire Gesù, ritrovando solo in Gesù il senso della sua storia. Ecco perché la porta è stretta perché è l'unica porta che il cristiano è chiamato a seguire per essere autenticamente uomo. Di fronte ad una molteplice e complessa situazione culturale con le più variegate prospettive, il fascino di Gesù rappresenta l'anima della nostra anima e solo a Lui abbiamo indirizzato i sentimenti e le aspettative del nostro cuore. Davanti a questo orizzonte, la parola che questa mattina Gesù ci ha regalata ci pone dinanzi a due orientamenti.

Innanzitutto la centralità della coscienza che ogni uomo ha di se stesso, per il fatto che viene creato dal Padre ed è chiamato a vivere in Cristo Gesù. La visione che ci ha data il profeta, che rappresenta anche la conclusione del Vangelo che abbiamo ascoltata, ci fa intuire che ogni uomo, di qualunque popolo o razza, qualunque cultura abbia, è in Cristo. È la bellezza della nostra esperienza di fede: Gesù è entrato nella storia, è diventato il primogenito di tutti gli uomini perché tutti gli uomini in Lui riscoprano il significato della vita.

C'è uno stretto rapporto tra il nascere uomini e conoscere Gesù. Il Padre dall'eternità ha chiamato ogni uomo all'esistenza, ogni uomo ha la sua consacrazione esistenziale a innamorarsi di Gesù. Ecco perché quando incontriamo un uomo, al di là delle scelte che egli può fare, al di là delle situazioni storiche in cui egli è chiamato a vivere, noi ben sappiamo che è in Cristo Gesù. Ecco perché la porta è stretta perché non dobbiamo divagare con altre letture o situazioni storiche o devozionali.

Giustamente Papa Benedetto affermava, e affermava ripetutamente, che l'unico valore che animi la Chiesa è solo Gesù Cristo! E poiché Gesù Cristo tante volte diventa problematico nell'orizzonte della cultura odierna, noi abbiamo creato tante variazioni sul tema dimenticandoci che il vero valore della vita si chiama Gesù. Ecco perché Gesù ha parlato di porta stretta, ha parlato nel Vangelo di andare a Gerusalemme, perché il nostro fascino si chiama solo Gesù: con Lui vivere, solo di Lui e come Lui. Sicuramente vivere la sua esperienza, vivere il suo mistero non è una cosa semplice, ma dobbiamo prendere coscienza che prima di prendere consapevolezza di chi siamo, noi siamo già di Gesù, siamo già in Gesù! Ogni uomo nasce perché il Padre lo ha pensato dall'eternità in Gesù e questo è sicuramente uno dei principi a cui noi dobbiamo continuamente richiamarci. Ogni uomo ha davanti a sé questo meraviglioso orizzonte: Gesù!

Dall'altra parte dobbiamo tener presente che noi non possiamo guardare a Gesù unicamente attraverso i riti, le devozioni e tutto ciò che esse comportano perché il Vangelo di stamattina è stato molto chiaro. Se voi avete notato i linguaggi a cui Gesù si richiama sono i linguaggi sacramentali, ma i linguaggi sacramentali sono per chi ha scelto Gesù, sono per chi incarna nel linguaggio sacramentale il suo amore per Gesù. Se manca l'amore per Gesù noi potremmo partecipare a tutti i riti, a tutte le processioni, a tutte le devozioni e Gesù ci direbbe: non ti conosco! Perché è facile per l'uomo manipolare il Vangelo utilizzandolo per i propri desideri o le proprie progettazioni. Noi quando siamo davanti al mistero eucaristico possiamo essere davanti a un grande processo di tradimento: ogni volta che noi utilizziamo il mistero eucaristico per le nostre finalità stiamo tradendo Gesù, Gesù non ci conosce. Ecco perché il cristiano nel cammino della sua esistenza deve continuamente entrare in questo ampio orizzonte, si sente stimolato ad avere sempre il cuore libero e puro, per non essere guidato da manipolazioni culturali o pragmatistiche, e per ricordare a se stesso che tutti gli uomini sono chiamati a essere e a vivere in Gesù.

Gesù ci ha dato dei segni per incarnare l'essere innamorati di lui. I segni sacramentali che noi poniamo sono la traduzione della coscienza all'interno delle nostra persona: senza il Signore non possiamo vivere! Noi qualche volta abbiamo manipolato il Vangelo attraverso le tante cose tinteggiate di sacralità mentre dobbiamo entrare in questa libertà dove ogni uomo è chiamato a essere in Gesù e ogni uomo deve incontrare Gesù, non le statue di Gesù! Questo è fondamentale! Diversamente Gesù ci direbbe nell'incontro finale: non ti ho mai conosciuto! Ecco perché il Vangelo ha quella conclusione veramente molto pesante Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi.

Gli uomini del rito non saranno conosciuti da Gesù, gli uomini innamorati di Gesù quelli sì. La bellezza dell'esperienza cristiana è aperta tutti, al di là di ogni cultura, al di là di ogni situazione storica, al di là dei percorsi esistenziali che avvolgono l'umanità perché Gesù è Gesù di tutti e vivente in tutti. Quando incontriamo lui abbracciamo il mondo intero e quando noi abbracciamo il mondo intero la nostra esistenza entra nella vera libertà interiore. Ecco perché la bellezza del mistero eucaristico è la bellezza di essere in Cristo Gesù in una meravigliosa comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questo fascino trinitario rappresenta il passaggio unico nel quale ogni uomo è chiamato a entrare. L'Eucaristia è la promessa di questo grande dono.

Quando noi cerchiamo di pensare chi incontreremo nell'eternità beata, ben sappiamo, alla luce delle parole che Gesù questa mattina ci ha regalato, che incontreremo non solo persone che abbiamo intensamente amato in questa vita, ma anche persone che non avremo mai conosciuto, ma che in Cristo Gesù da noi sono conosciute perché la bellezza dell'esperienza della fede è che ogni uomo, in Gesù, è vivente nel capolavoro trinitario.

Camminiamo in questo orizzonte nella profonda certezza e consapevolezza che il Signore non ci abbandona e ogni volta che ci accostiamo al sacramento possiamo dire: Signore tu sei il mio signore, tu sei l'amore della mia esistenza, tu sei la luce a cui ogni uomo deve continuamente ancorarsi e in quel pane, in quel vino voglio vivere solo di te.

Oggi siamo tutti chiamati a vivere questo meraviglioso incontro sacramentale che è la vera pregustazione di ciò che sperimenteremo in paradiso dove gli uomini di ogni lingua, popolo e nazione, seguiranno l'Agnello dovunque egli vada, cantando il canto nuovo e solo i 144.000 conoscono. E allora celebrando questa Eucaristia innamoriamoci di più di Gesù. La bellezza del celebrare l'Eucarestia è essere abbracciati in modo affettuoso dal Signore risorto per camminare in quella novità di vita che è speranza di ogni umana creatura che è chiamata a essere in Gesù veramente uomo.




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