04 agosto 2019

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - (ANNO C)


Qo 1,2;2,21-23                   Col 3,1-5.9-11                     Lc 12,13-21

OMELIA

Domenica scorsa Gesù ci ha introdotti nell'esperienza della sua preghiera e ci ha fatto intuire come la nostra storia sia tutta collocata nel Padre. Ora la bellezza del pregare si fonda tutta sul radicarsi di Cristo in noi. Quando l'uomo prega è Cristo che in noi prega attraverso la sua presenza, anche se qualche volta potremmo avere coscienza che lui sia assente. È importante cogliere questa presenza orante di Cristo per ritrovare la solidità della nostra vita in modo da superare quel senso di vuoto di cui ha parlato il testo del Qoèlet.

Attraverso il lasciar pregare Gesù in noi, abbiamo una certezza, che siamo fondati sulla signoria di Cristo e davanti a questa certezza noi possiamo camminare in una autentica esperienza di Provvidenza. Quando in noi c'è il Cristo, possiamo camminare nella profonda convinzione che siamo nelle mani di Dio.

Ma cosa vuol dire questa parola “Provvidenza”?

È sempre bello riandare a chi noi effettivamente siamo e ce lo ha detto molto bene l'apostolo Paolo: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. La nostra vita è radicata in Gesù, questa è la bellezza all'interno della nostra storia ed è la sicurezza della nostra esistenza quotidiana. Infatti noi possiamo essere facilmente catturati da tante cose. La dimensione orizzontale della nostra esistenza tende a prevalere con il rischio di essere fagocitati dagli avvenimenti della storia e di riflesso possiamo correre il pericolo di perdere la bellezza d'essere nel Maestro divino. Infatti l'apostolo ci ha detto che Gesù è la vera immagine di Dio, noi siamo in Gesù immagine del Padre e la nostra storia è radicata essenzialmente in lui. Noi da lui veniamo, noi in lui cresciamo, noi con lui camminiamo ed egli per noi, dà la sua esistenza perché possiamo giungere a contemplare il suo volto.

La coscienza della Provvidenza parte da questa profonda convinzione dove l'uomo nella percezione di questa grandezza di Dio pone al servizio divino tutto se stesso. Nello stesso tempo scopriamo un'altra verità molto importante per entrare nella verità della Provvidenza.

È una delle esperienze più difficili sicuramente per la cultura di oggi che, al posto della Provvidenza ha inserito la previdenza, ma la Provvidenza è un meraviglioso dialogo tra questa creatività di Dio in Gesù e la nostra libertà. È un'esperienza questa che noi dovremmo continuamente ravvivare dentro di noi: l'essere noi capolavoro di Dio ci porta a dire che siamo nella libertà di Dio e, quando noi entriamo nella convinzione che siamo nella libertà di Dio, percepiamo che la sua azione nella nostra storia è un'azione continuamente creatrice. Avendoci Dio creato a sua immagine, ci ha regalato di vivere la nostra libertà, come un suo dono.

Una delle realtà che noi non risolveremo mai, neanche a livello di pensiero, è questa: come coniugare la assoluta libertà di Dio e la libertà dell'uomo perché Dio è Provvidenza. Egli non è colui che fa tutto, fa tutto sì, ma tutto nella libertà dell'uomo e la libertà dell'uomo si costruisce attraverso il dialogo con la libertà di Dio. Il “come” le cose avvengano, ripeto, noi non lo sappiamo e non lo comprenderemo mai. Tutti e due i valori devono essere sempre messi a fuoco perché Dio è la fonte della nostra esistenza, è la fonte della nostra libertà, Dio è l'anima della nostra anima, ma nello stesso tempo Dio ama la nostra libertà. Per cui la libertà è il gustare questa creatività di Dio dove la nostra intelligenza, il nostro cuore, la nostra sensibilità si inseriscono in questo cammino.

Nell'epoca moderna era nato un principio estremamente interessante per entrare in profondità in quest'esperienza dell'incontro delle due libertà. La frase di un gesuita olandese del settecento è molto chiara: “Noi viviamo come se Dio non ci fosse”: ecco la nostra libertà! Perché Dio è così creativo che ama sempre le nostre scelte. Ecco allora che il cristiano deve sempre affermare nella sua vita, se desidera entrare nella vera esperienza della Provvidenza: sono tutta e sola grazia. Nell'essere tutta grazia gustiamo anche la nostra libertà.

La Provvidenza è lasciarci guidare dalla ineffabilità di Dio creatore che accoglie in sé le nostre persone e ci stimola a fare scelte libere. E quanto più l'uomo entra in questo dialogo di libertà, riesce a essere libero davanti alle realtà contingenti, alle realtà concrete, alle situazioni storiche perché è profondamente consapevole di essere nelle mani di Dio: è la nostra libertà regalata al Padre. In certo qual modo avviene questo tipo di circuito: dalla libertà di Dio nasce la nostra libertà e la nostra libertà nella libertà di Dio diventa veramente libera. È il mistero che noi non riusciremo mai a dipanare fino in fondo, ma che ci dà una certezza che, se noi anche tante volte possiamo sbagliare, anche se noi tante volte siamo nelle tristezze esistenziali, anche se tante volte non sappiamo cogliere quale sia la misteriosa volontà divina, anche se sbagliamo concretamente, la Provvidenza, se sappiamo ascoltare il Signore, ci corregge, ci illumina, ci dà speranza, ci dà consolazione. E allora quando noi ci troviamo in angustia diciamo: il Signore è in noi, cammina con noi e per noi fa tutto quello che deve fare per regalarci la vera libertà.

Quindi la Provvidenza non è una passività.

Noi tante volte abbiamo questo tipo di rischio: pensare alla Provvidenza dove fa tutto Dio. La Provvidenza è la certezza di essere nelle mani di Dio e questa certezza di essere nelle mani di Dio è la forza e il coraggio per camminare ogni giorno nel coraggio della nostra libertà creata e amata.

Tutto questo noi lo stiamo meravigliosamente vivendo: l'Eucaristia è la Provvidenza. Quando noi celebriamo i Divini Misteri, Dio si regala totalmente a noi, l'Eucaristia è la massima espressione della libertà di Dio nei nostri confronti. Egli liberamente diventa pane e vino per stimolare la nostra libertà ad andargli incontro.

Nel momento in cui noi ci accosteremo all'Eucaristia la nostra libertà sarà rigenerata nel corpo e nel sangue del Signore: è il grande mistero della nostra vita! Se noi riuscissimo, nell'Eucarestia, a coniugare questa mirabile esperienza che Dio è veramente con noi e se il Signore è con noi nel mistero eucaristico, egli sarà veramente con noi anche nella storia di tutti i giorni poiché la bellezza eucaristica è dare senso ad un amore di Dio per noi.  Inseriti in questo amore eccezionale del Signore vediamo la luminosità della nostra libertà.

Viviamo una simile esperienza in questa Eucaristia nella profonda consapevolezza che noi siamo inseriti in Cristo come ha detto chiaramente Paolo: Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.

Quando continuamente ravviviamo in noi questa meravigliosa esperienza, possiamo veramente esprimere che nel Signore tutto diventa capolavoro. Viviamo così con tanta fiducia, non abbiamo paura di regalare al Signore le nostre povertà, incertezze, paure, i timori quotidiani, perché inseriti in questa grandezza amativa della Santissima Trinità possiamo camminare ogni giorno in tanta speranza.

Viviamo questo mistero, gustiamo la gioia del Signore che ci accompagna e allora tutto diventerà luce, supereremo la tentazione del Qoèlet che tutto è soffio per trovare la stabilità: Solo in Dio riposa l'anima mia, da Lui la mia speranza.




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