17 novembre 2019

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - (ANNO C)


Ml 3,19-20               2Ts 3,7-12                Lc 21,5-19

Omelia

Il cristiano costruisce la sua storia quotidiana fondandosi sempre più su Gesù Cristo, senso della vita. Anzi, ci accorgiamo che, nello scorrere del tempo, si dilata in noi il desiderio di conoscere il Maestro divino: il tempo è il luogo per innamorarci sempre più di Gesù. In simile orizzonte, il testo evangelico di questa mattina ci aiuta a scoprire alcuni valori, ai quali dobbiamo fortemente rimanere ancorati per costruire in modo autentico la nostra esistenza, e ci ricorda come la venuta del regno di Dio passi attraverso la violenza, la drammaticità e l'oscurità delle vicende umane.

Il linguaggio che Gesù ha usato è un linguaggio che noi potremmo applicare a qualunque periodo della storia, poiché oscurità, conflittualità, rotture storiche rappresentano una costante, se guardiamo attentamente l'accadere degli avvenimenti. Ma in tutto questo Gesù ci dice: “Io sono in mezzo a voi!”. Davanti al buio della storia possiamo gustare la luminosità della salvezza nella presenza del Signore. Il buio della storia ci fa innamorare sempre di più della sua luce, in modo che non ci lasciamo catturare dagli avvenimenti contingenti. Il dramma nel quale noi potremmo cadere, davanti alle situazioni caotiche del momento presente, è essere afferrati da realtà prodigiose, che vorrebbero in certo qual modo saziare il senso di curiosità e di superficialità dell'uomo, che, con il magico, tenta di riempire il proprio vuoto spirituale. La bellezza è ritrovare questa presenza di Cristo, che è la luce nelle tenebre. Il cristiano, conoscendo Gesù, è sempre nel mistero della luce. Allora, come possiamo accostarci a questo Cristo che è luce nelle tenebre? Sicuramente la nostra sensibilità umana va incontro a non poche difficoltà, ma la grande scoperta che Gesù ci offre, attraverso il testo evangelico e soprattutto attraverso le parole di Paolo, è la convinzione che il Signore è qui, in mezzo a noi, e opera sempre con noi. Il Signore nella sua esperienza abita in noi, il Signore è il nostro Amico! E quando l'uomo sa gustare la presenza di Cristo - l'Amico - la vita diventa diversa. Non è una presenza che esternamente affascini. È una presenza vera, ma nascosta, invisibile che anima il visibile. È il mistero di quella bella espressione di Gesù, che noi troviamo nel Vangelo di Giovanni: “Non vi chiamo più servi ma amici!. E l'amicizia è un incontro di interiorità.

Spesse volte ci si pone la domanda: come possiamo veramente gustare la presenza del Signore? Il Signore è l'Amico che abita in noi e, quando si costruisce con il Maestro una profonda esperienza di amicizia, avviene quello scambio di interiorità tra il Maestro e noi, che ci dà certezza, sicurezza, superamento delle paure e delle tragedie storiche. Usando una frase di Paolo “Se il Signore è con noi, chi può essere contro di noi?” è quella intimità che noi dovremmo continuamente costruire nella nostra esistenza per cui, abitati da lui, abbiamo il gusto della sua presenza. E la presenza non è mai statica, la presenza non è mai fredda, la presenza non è mai asettica, ma è una relazione che coinvolge la persona in tutto il suo essere.

Noi cristiani qualche volta dimentichiamo questa coscienza di amicizia. È molto bello come papa Benedetto, aprendo l'anno della fede, ci abbia ricordato questa verità: chi è l'uomo credente, se non colui che ama essere amico di Gesù? E quando entriamo nell’amicizia con Gesù, la nostra persona è piena di qualcosa di eccezionale: il Signore nella nostra vita!

Nel momento in cui cogliamo questo primo aspetto, ci accorgiamo che, se anche la nostra vita è dispersa da tante preoccupazioni, abbiamo una solidità: “Solo in Dio riposa l'anima mia, da lui la mia speranza; solo in Dio riposa l'anima mia, da lui la mia salvezza. È un'amicizia che determina la nostra vita e ci dà fiducia e speranza in qualunque avvenimento, allora l'ultima parte del vangelo è un po' un corollario. Spesse volte, soprattutto nei contesti odierni, ci si pone l'interrogativo: come ci dobbiamo comportare nelle scelte quotidiane? Quali dovrebbero essere gli atteggiamenti che dovremmo scegliere? Quali sono le parole a cui attingere il significato della nostra storia, per poter rendere la nostra esistenza veramente autentica secondo lo stile del vangelo?

Gesù ci ha detto che non dobbiamo preoccuparci. In quel “Non preparate per tempo la vostra difesa scopriamo l'espressione della vera amicizia con Gesù. Quando la persona è intimamente unita al Signore, il Signore che è in noi, l'Amico per eccellenza, ci suggerisce le parole… Non siamo noi che parliamo, ma il Cristo, dimorando in noi, diventa la parola che regaliamo ai fratelli. Siamo il volto luminoso di Cristo e abbiamo il coraggio di dire nella concretezza della storia: Gesù è il nostro Signore!  Quando c'è interiorità profonda fra due persone, non si preparano mai discorsi, ma nasce spontaneo il linguaggio e il Signore che è in noi fa cose grandi! Ecco perché Gesù ci dice, ed è l'ultima parola del Vangelo, “Con la vostra perseveranza salverete le vostre vite. Se veramente ci lasceremo configurare da questa presenza del Maestro, non abbiamo paura, siamo nel suo mistero. Se anche la storia, in un modo o in un altro, ci potesse schiacciare, in lui che è fedele noi ritroviamo la bellezza e la potenza della vita. Il cristiano non si lascia abbattere dagli avvenimenti, perché il suo cuore è nell'amicizia di Gesù. Nell'amicizia c'è una comune sensibilità, c'è un camminare insieme attorno a comuni ideali, c'è la certezza di non essere mai soli e, quando l'uomo non è solo, è coraggioso. Portare la storia in due dà speranza, soprattutto se quei due siamo io e il Signore. La nostra esistenza diventa l'incarnazione semplice e quotidiana dell'intimità con Gesù. Ricordiamo sempre il testo evangelico “Perché gli uomini vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli. Chi fa la verità viene alla luce, perché sia manifesto che le sue opere sono state compiute in lui”. Le nostre azioni ritraducono la certezza: abbiamo l'amicizia di Gesù! E quindi, davanti alle difficoltà, entriamo in noi stessi, scopriamo la bellezza di questa presenza creatrice di Gesù, che fa di noi persone nuove: è questa è la nostra speranza! Non lasciamoci distrarre dalle tante organizzazioni storiche, che sono una delusione, ma lasciamoci prendere da questa amicizia, da questa interiorità di Gesù, che diventa l'anima della nostra anima. Chi abita in noi, agisce in noi. Il nostro cuore, abitato dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, sarà la speranza della nostra quotidianità.

Ecco perché Gesù questa mattina ci ha condotti qui, alla celebrazione dell'Eucaristia, il centro della nostra amicizia, che è l'intimità tra lui e noi. Nel momento in cui ci accosteremo ai doni eucaristici, il pane e il vino entreranno in noi e l'intimità di Cristo ci sarà regalata. Quando entriamo in questa intimità con Cristo, allora, qualunque cosa avvenga, il Cristo è in noi e ci fa ritrovare quello slancio interiore che ci dà speranza, nonostante gli avvenimenti di tutti giorni. Il Signore è in noi! Fuori piove, ma noi siamo nella luce di mezzogiorno.

Questa è la bellezza che dovremmo ritrovare attraverso il cammino della nostra fede, per poter essere il Signore che regala la sua speranza e, mentre regaliamo la sua speranza, egli è ancor più radicato nelle nostre persone.




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