24 novembre 2019

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)


Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

2Sam 5,1-3              Col 1,12-20              Lc 23,35-43
OMELIA

La Chiesa, convocandoci oggi nell’assemblea eucaristica, ci pone dinanzi il nucleo fondamentale della storia dell'umanità: la regalità di Cristo. Nel mistero di Gesù, Verbo incarnato, morto e risorto, c'è tutta la storia dell'uomo, che in Cristo Gesù ritrova se stesso, secondo il principio caro all'apostolo Paolo, “ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra”, perché la bellezza dell’uomo è conoscere Cristo. È interessante, nell'inno che abbiamo ascoltato nella seconda lettura, che Paolo ci ponga davanti quello che è il punto di riferimento per poter essere autenticamente uomini. Di fronte al disordine e alle conflittualità culturali che emergevano nel primo secolo, l'inno, che la Chiesa ha composto e che Paolo ci ha regalato, ritraduce il nucleo al quale dobbiamo continuamente richiamarci. Avvertiamo infatti una simile esperienza anche nel secolo attuale. L'uomo dei nostri giorni si ritrova continuamente smarrito nelle varie condizioni o situazioni esistenziali, in un mondo preso dal sociologico, dalla lettura magica della quotidianità, dal produttivo, e dimentica a chi debba continuamente riferirsi: Cristo Gesù, “immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione”. In lui l’uomo ritrova autenticamente se stesso.

È molto bella, nella liturgia bizantina, un’espressione, che noi possiamo cogliere in questo inno di Paolo: Gesù amico degli uomini. In questa espressione liturgica ritroviamo che non possiamo camminare in modo autentico nella vita se non avendo lui come riferimento. Partendo da questa visione globale, osserviamo innanzitutto che l'inno paolino incomincia con il linguaggio del rendere grazie e in questo rendimento di grazie appare l'esultanza della Chiesa davanti alla complessità della storia e alla propria povertà. È la gioia di ritrovare Cristo, che riconcilia l'intera umanità, introducendola nel disegno di amore del Padre. Guardiamo al Signore e saremo rinnovati. Dovremmo imparare ad avere lo sguardo del cuore fisso su questa misteriosa, ma affascinante persona, nella quale l'uomo ritrova la propria identità e la propria armonia. Gesù, amico dell'uomo, si pone in relazione con lui e gli dà la bellezza e il gusto della vita. Se l'uomo si sente povero, zoppicante, ricercatore del senso quotidiano della propria esistenza, stanco davanti al corso della vita, viene stimolato a ringraziare il Padre che gli dà Gesù, sempre presente nella storia che, con lui e in lui, incarna il grande amore del Padre per l'umanità. È una verità alla quale dovremmo continuamente attingere per ritrovare quell'unità di vita e quella luminosità che dà speranza nell'impossibile. Ecco un primo aspetto che emerge da questa composizione poetica della Chiesa antica, in cui noi davanti al buio ritroviamo la luce, perché la relazione quotidiana con il Cristo diventa il principio portante della nostra speranza.

In questo rendimento di grazie per il dono di Cristo, che rende nuova la storia dell'intera umanità, ecco il secondo passaggio: dobbiamo accostarci a Cristo, per imparare a conoscerlo e a ritrovare in lui il motivo delle nostre scelte quotidiane. L'inno ci ha insegnato che il Verbo incarnato è immagine del Dio invisibile, è colui nel quale si ricapitolano tutte le realtà storiche perché, guardando a lui, comprendiamo come comportarci, come costruire il significato della vita ordinaria. Se dovessimo usare una formula, diremmo: “Conosci Gesù e risolvi tutti tuoi problemi; fatti invadere dalla sua persona e troverai la bellezza della tua vita.”. Una delle grandi verità che oggi scopriamo è la grandezza della umanità di Gesù, che ci dà la gioia di percepire nella sua persona quei dinamismi umani di cui siamo tanto assetati. Davanti alla grande domanda: “Chi è l'uomo?”, il Padre ci dice: “Accostati a mio Figlio, vero uomo”.

Se con serenità e purezza di cuore, al di là della confusione culturale odierna, ci accostassimo in silenzio alla persona di Gesù, guardandolo in un intenso clima di preghiera e leggendo le divine scritture, ci apparirebbe il luogo al quale dovremmo fare costante riferimento per essere noi stessi. Non c'è nulla della nostra umanità, escluso il peccato, che non sia in Gesù veramente realizzato. Se vuoi avere il cuore autentico, guarda il cuore di Gesù; se vuoi avere la mente lucida e aperta per leggere autenticamente la storia, ascolta Gesù; se vuoi veramente rapportarti con i fratelli come Gesù, ecco va’ incontro a loro, accogliendolo. Il cristiano in Gesù non solo si ritrova creatura nuova, ma ritrova anche i parametri cui richiamarsi continuamente. E quando noi, nel cammino della nostra esistenza, entriamo in questo fascino di Gesù, la vita diventa completamente diversa, ecco perché l'apostolo ha detto nel medesimo inno che “Cristo è il capo del suo corpo, che è la Chiesa”. Qui riscopriamo la bellezza di essere Chiesa, luogo in cui condividiamo con i fratelli tutta la persona di Gesù. Conoscere Gesù è l'unica cosa che interessa.

Paolo nella prima lettera a Corinto ha un'espressione sintetica eccezionale: “Tutto è vostro, voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Innamorarci di Gesù è riprendere il gusto della vita. Davanti alla difficoltà, cresciamo nel coraggio d'essere innamorati di Gesù! Facciamo in modo che Gesù divenga veramente il senso portante della nostra storia e allora tutto si semplifica, tutto diventa essenziale, tutto viene unificato in ciò che veramente vale.

Ecco perché ci siamo ritrovati questa mattina nell'Eucaristia: senza Gesù non possiamo vivere. Quando i giudici chiesero ai martiri di Abitene perché fossero così innamorati di Cristo, essi risposero: “Senza l'assemblea eucaristica non possiamo vivere, perché l'Eucaristia è Cristo in persona!”. Quando andiamo all'Eucaristia, Cristo diventa l'anima della nostra anima, diventa la potenza dello Spirito Santo che ci dà fiducia e speranza, diventa la creazione dell'uomo nuovo. In quell'accostare le labbra, che esprimono il cuore, a quel pane a quel vino, ritroviamo la gioia di essere talmente in Cristo, da godere della nostra umanità. Fuori da questa visione tutto diventa complicato. Gli uomini rendono complesso ciò che è semplice, perché vogliono essere protagonisti nel costruire la propria esistenza. Cristo rende semplice ciò che è complesso, perché in lui c'è il senso vero della vita e allora, se riusciremo a entrare in questo meraviglioso orizzonte, anche a noi Gesù dirà quello che ha detto all'umanità, nella figura del buon ladrone: “Oggi sarai con me in paradiso.”. È il quotidiano vissuto con Gesù. Questo sia il senso che possiamo, nel cammino della nostra vita, recuperare continuamente e allora, quando saremo stanchi, egli ci dirà: “Venite a me voi che siete stanchi e io vi ristorerò.”. Nel mistero della sua persona, sempre presente nella Chiesa, noi ci accosteremo all'Eucaristia e saremo luminosi, con lui affronteremo la storia sapendo che lui è luce, cuore, speranza e coraggio in ogni frammento della nostra esistenza. Se nell'accostarci alla celebrazione eucaristica faremo nostro l'inno paolino, gusteremo quell'armonia interiore che viene solo dall'alto e le nostre persone saranno un vivo rendimento di grazie alla meravigliosa condiscendenza divina.




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