08 dicembre 2019

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA - Solennità


Gen 3,9-15.20                    Ef 1,3-6.11-12                     Lc 1,26-38

OMELIA

Il cristiano nel tempo di avvento tende al desiderio profondo dell'incontro con il Maestro e prova nostalgia fino a che non lo potrà vedere faccia a faccia, nella luminosità della sua gloria. È un cammino nel quale la nostalgia della pienezza della gloria ci accompagna continuamente, perché il desiderio d'essere immedesimati in Gesù è forte in noi. La Chiesa, celebrando l'Immacolata concezione di Maria, vuole aiutarci a crescere nel desiderio dell’incontro con il Signore, lasciandoci trasfigurare nella sua comunione con il Padre. Un simile percorso esistenziale infatti si può costruire nello stile evangelico attraverso l'esperienza di Maria. In questo ci aiuta il brano che abbiamo ascoltato nella seconda lettura, che definisce lo spirito di ogni battezzato. Maria per eccellenza ha vissuto questo testo poetico. Dobbiamo prendere coscienza che le parole di Paolo sono anche l'anima della nostra anima e che, attraverso l'incontro con Maria, prende contenuto il nostro desiderio di incontrare in modo trasfigurante il Maestro.

 La prima espressione che abbiamo ascoltato è quella della benedizione: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. Il cristiano è un “benedetto”: è luogo della meravigliosa condiscendenza di Dio e sacramento delle sue meraviglie. Quando egli entra in se stesso, percepisce come la sua esistenza sia il luogo nel quale Dio rivela la grandezza del suo amore. Noi siamo il luogo della vivente benevolenza divina, perché la nostra esistenza è continuamente creata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.

 Ognuno di noi è un capolavoro delle tre Persone divine e in Maria Immacolata contempliamo tale mistero. Il desiderio della pienezza di gloria nasce dalla profonda convinzione che siamo la benevolenza divina poiché, ha detto l'apostolo, noi siamo stati scelti prima della creazione del mondo. Quando per un momento riflettiamo sulla nostra identità, ci ritroviamo nel pensiero di Dio ancor prima di esistere. È una cosa questa che non riusciamo a cogliere fino in fondo, perché siamo drammaticamente distratti, ma questa benedizione, questa benevolenza, questa gratuità di Dio nei nostri confronti appartengono al progetto che dall'eternità è stato pensato per noi.

Come Maria dall'eternità è stata creata Immacolata, fin dal primo istante del suo concepimento, in vista del mistero pasquale di suo Figlio, così anche noi, dall'eternità, siamo stati scelti. È bello riandare all'orazione colletta di questa mattina: “O Padre, che nell'Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio e, in previsione della morte di lui, l'hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito”. Ricordiamo sempre la frase di Gesù in Giovanni “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. Noi siamo il luogo che la Trinità dall'eternità ha scelto, perché la nostra storia potesse essere una storia di figli, e ci ha predestinati ad essere immagine del Figlio suo. Qualche volta - lo abbiamo ascoltato nel testo scritturistico - diciamo che siamo figli per adozione, ma questa parola “adozione” è stata inserita nella letteratura del Nuovo Testamento per dire che non siamo come Gesù. Se però fossimo figli di adozione, il principio della nostra vita non sarebbe la Trinità, ma chi ha ci ha generato nel tempo e nello spazio. Ora la bellezza della nostra vita è essere figli nel Figlio, perché gustiamo nel Figlio la gioia di essere in un rapporto amoroso con il Padre.

 Quando cogliamo questa ricchezza a livello interiore, ci accorgiamo dell'ultimo verbo utilizzato dall'apostolo: ci ha fatti eredi. Si apre al nostro orizzonte la prospettiva dell'eternità beata! È la grande meta del tempo dell'avvento. Siamo stati benedetti, scelti, predestinati, con una motivazione di fondo: per essere eredi. Quando contempliamo Maria, luminosa nella gloria della Trinità, in certo qual modo percepiamo la nostra esistenza in questa meravigliosa luminosità. Se siamo immersi in questa ricchezza, il desiderio di pienezza è fondamentale per noi: è lasciarci immergere in questa grandezza che siamo noi. L’esempio che ci è dato da Maria ci fa comprendere che non saremo contenti fino a che non giungeremo a questa trasfigurazione totale e radicale di noi stessi. Ecco perché il cristiano nel cammino del tempo e dello spazio ha una grande nostalgia della pienezza della gloria. In Maria vediamo il desiderio compiuto, la nostalgia realizzata e, andando alla scuola della fede e della Chiesa apostolica, veramente ritroviamo questo mistero. Ci accorgiamo allora che la nostra vita è solo desiderare, in questa stimolante nostalgia. Anche nella Lettera ai Romani Paolo usa quattro participi passati molto belli, che si richiamano a questo testo della Lettera gli Efesini: noi siamo predestinati, chiamati, giustificati, glorificati. Quando noi percepiamo tale bellezza interiore, riusciamo veramente a orientare la nostra vita in avanti, verso la gloria che è pienamente la luce della nostra luce. E tutto questo noi lo stiamo veramente vivendo.

 Quando abbiamo iniziato la nostra assemblea eucaristica, abbiamo pregato, dicendo che Maria è stata meravigliosamente creata, per grazia, in forza della Pasqua del suo Figlio. Ora noi stiamo vivendo questo grande evento: la Pasqua del suo Figlio. Il mistero eucaristico è essere immersi nella morte-risurrezione del Signore, quindi la bellezza di ritrovarci questa mattina nell'Eucaristia è essere benedetti, scelti, predestinati, fatti eredi. L'Eucaristia è la celebrazione quotidiana della nostalgia continua di una pienezza di gloria, in cui il nostro desiderio brama solo l’eternità beata, per realizzare veramente le nostre persone.

Oggi è la festa in cui cantiamo, nella Pasqua di Gesù, le meraviglie di Maria, ma anche la grande forza, la grande speranza del nostro cammino nel tempo e nello spazio, con Maria, per contemplare eternamente il volto della Trinità. Questo sia il mistero che vogliamo questa mattina condividere, in modo che l'avvento - come dicevamo domenica scorsa - non sia un distrarci in tante cose festaiole, ma sia ritrovare il cuore immerso nella Trinità, come quello di Maria, che ci orienta verso la pienezza della gloria, quella luce intramontabile, in cui il nostro spirito verrà veramente e pienamente realizzato.

Questa sia la gioia della festa di oggi e sentiamoci veramente come Paolo ha detto all'inizio del suo inno:” Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale in Cristo”. Sia la gioia di ritrovarci qui a cantare la nostra gratitudine al Padre per la sua benevolenza nei nostri confronti. L'Eucaristia è benedire il Signore, meraviglioso nella nostra storia. Se noi percepissimo questa grandezza spirituale, non avremmo paura nel cammino quotidiano della vita. Anche se sarà complessa, saremo dei benedetti e, essendo dei benedetti, benediremo sempre il Signore, pregustando quell'eternità beata, che già vive in noi e che stiamo aspettando nella fede, in una gloria che sarà la pienezza di ogni nostro autentico desiderio.




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