06 gennaio 2020

EPIFANIA DEL SIGNORE - (ANNO A) SOLENNITA'


Is 60,1-6       Ef 3,2-3.5-6 Mt 2,1-12

OMELIA

La Chiesa ieri ci ha invitati ad entrare nella luminosità della nostra vita. Nella luce del Verbo siamo stati avvolti da quella gloria di Dio, senso portante della nostra esistenza, che è la luminosità di cui parla Paolo, quando definisce la nostra storia immersa nel mistero nascosto in Dio, rivelatosi in Gesù Cristo. È tutta la grandezza messianica descritta dal profeta Isaia, dove l'umanità entra nella gioia e nell'armonia di Dio. Ecco perché la Chiesa, dopo aver celebrato l'evento dell'Incarnazione, nella festa dell'Epifania vuol dare sviluppo a questa luminosità divina nella quale ogni umana creatura è chiamata a vivere. La stella di cui ha parlato l'evangelista Matteo è la luce, presente nel cuore di ogni uomo, che attira verso la pienezza del suo fulgore. In questo la Chiesa vuole portarci al di là della nascita di un bambino, che può ridursi ad un'esperienza archeologica, per farci camminare in questa luminosità divina. Il cristiano è nella luce che è la Santissima Trinità, dalla quale si lascia attirare, per poter giungere al compimento della propria esistenza, che sarà il Dio tutto in tutti.  Siamo chiamati però a percorrere un itinerario di purificazione, per poter essere il volto luminoso del Maestro. I Magi, avvolti da una luce misteriosa, intraprendono un percorso esistenziale, che progressivamente li rende aperti ad accogliere il Mistero. Come conseguenza il loro è un cammino di purificazione, infatti davanti al grande mistero del Dio che si rivela, nascono grossi interrogativi, che fanno parte di ogni cammino autentico nella fede. In un simile itinerario emerge sicuramente la domanda più profonda: “Chi è Gesù?” Siamo attirati da Gesù ogni giorno, perché Egli vuol farsi conoscere da noi e in noi, magari in un itinerario esistenziale carico di aridità interiore, nasce l’interrogativo: “Come mi pongo nel costruire la vita e che cosa mi spinge a cercare? Non sento niente, anzi la mia esistenza tante volte è distratta da tante cose…”.

Credere oggi, in termini culturali, è difficilissimo perché l'uomo è catturato dalle cose visibili, dal sensibile e non ha il gusto dell'Invisibile, mentre la bellezza della fede è dell'uomo dell'Invisibile. Tante volte non riusciamo a penetrare questa realtà, perché siamo legati a eccessivi moralismi che spengono il respiro dell'anima, o perché le strutture ecclesiastiche ci nascondono drammaticamente il Mistero. È il dramma nel quale l'uomo si trova e, nella ricerca del volto di Gesù, si sente tante volte bloccato, ma questo cammino, pur con tutte le difficoltà è guidato dallo Spirito Santo. Seguire quella stella è entrare in un mistero più grande di noi, al quale affidare noi stessi.

Gli interrogativi sono normali, le difficoltà appartengono al quotidiano, vivere l'Invisibile è la scelta culturale di ogni giorno, ma sono tutte realtà necessarie per purificare la nostra esistenza. Usando un'immagine, occorre giungere a Gerusalemme nella nudità delle nostre convinzioni, perché noi, tante volte, non riusciamo a giungere al mistero di Gesù a causa delle nostre precomprensioni. Uno dei drammi della fede è la sua manipolazione, perché l'uomo vuole cercare se stesso partendo da semplici esigenze esistenziali, invece di collocarsi nel mistero della ineffabilità di Dio. E allora nel cammino dei Magi riconosciamo questa ricerca di purificazione continua, per potere giungere, usando un'immagine di Papa Benedetto, “con le mani vuote” al momento della comparsa del Mistero. L’uomo che ha le mani vuote e nello stesso tempo è un ricercatore del senso della vita riceve una prima risposta: la parola di Dio.

È molto bello come Matteo, narrando questo misterioso episodio dei Magi, ci presenti la profezia di Michea, che è una delle espressioni che troviamo nell'Antico Testamento: la parola di Dio per l'uomo dei nostri giorni. L'uomo, purificato nelle sue attese, viene raggiunto dalla Parola: è la bellezza del cammino quotidiano. Entrare nel Mistero, che è più grande di noi, a causa delle nostre povertà storiche, per lasciarci da esso illuminare, fa sì che accogliamo quella Parola, e di conseguenza ritorni la stella, quella luce meravigliosa, che ha guidato nella purificazione i Magi, e che purifica ogni giorno i cercatori del volto di Dio. Attraverso quella Parola l'uomo ritrova la strada che lo porta a Gesù. Dobbiamo sempre ricordare a noi stessi che possiamo giungere al Maestro solo attraverso l'essenzialità e la semplicità della fede. I Magi, guidati da quella Parola, giungono al luogo dove si trova Gesù e, davanti a Lui, essi si pongono in atteggiamento di adorazione.

Ricordiamo inoltre che la ricerca è anche una grande supplica: “Vieni luce del mondo, guida i miei passi, dammi la capacità di penetrare la grandezza del tuo mistero, nel quale ha senso la mia vita”. I Magi, svuotati dall'io, accolgono la parola di Dio e nella supplica si prostrano davanti a Gesù, che regala loro se stesso.

Che cosa sono l’oro, l'incenso e la mirra, se non il regalo che Gesù fa di se stesso ai ricercatori del vero? Dovremmo imparare questo stile di vita: le cose grandi si possono acquisire lasciandosi purificare, entrando nella nudità dell'io, per essere rivestiti della gloria di Dio. E in quella supplica, ricca di umiltà, i Magi vengono collocati nel mistero pasquale di Gesù: morte, sepoltura e risurrezione. Se riuscissimo veramente ad entrare in quest'esperienza, tutta la vita sarebbe la ricerca di senso della nostra storia. Le difficoltà che possiamo incontrare fanno parte del cammino alla conquista della verità della nostra esistenza. È il problema di imparare a credere e il credere è la gioia nuda di chi si lascia conquistare e attirare dalla Parola per giungere ad accogliere il mistero di Gesù morto e risorto, che ci trasfigura.

È quello che noi stiamo celebrando. L’Eucaristia è per i ricercatori della verità. Noi questa mattina ci troviamo qui perché siamo affamati e assetati del Mistero. Il Signore è in mezzo a noi, ci dà la sua Parola e ci regala la sua Pasqua, il suo corpo e il suo sangue. Allora, se stiamo percorrendo questo itinerario di vita, siamo sempre arricchiti da una presenza che rinfranca il cuore e dà la pienezza della luce: illuminati cerchiamo e cercando saremo trasfigurati.

Questo è il mistero che la Chiesa ci offre nella festa dell'Epifania, in modo che quel mistero nascosto da secoli in Dio, come ci diceva San Paolo, divenga la luminosità messianica che sarà l'esperienza del paradiso. Viviamo così questa celebrazione, nella profonda convinzione che la nostra vita è in questa grande luce. Non smettiamo di camminare, non fermiamoci mai, il Signore è la luce che ci attira e, quando il Signore ci purifica, è perché sta preparandoci qualcosa di meraviglioso: è un’aridità destinata a fiorire e fiorire è vivere solo della luce di Gesù. Camminiamo così con tanta serenità, non lasciamoci prendere dal folclore, l'essenzialità è la luce di Gesù che ci attira, luce che ci accompagna, luce che scalda il cuore e che dà pienezza ad ogni nostro vero desiderio.




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