28 settembre 2020

XXVI DOMENICA T.O. - (ANNO A)

Ez 18,25-28  Fil 2,1-11      Mt 21,28-32          

OMELIA

La conoscenza di Gesù passa attraverso il processo continuo della nostra conversione dove ognuno di noi è chiamato ad essere l’oggi del mistero del Padre ed è su questo “oggi” che la parola di Dio di questa mattina ci vuole Illuminare e dare coraggio e speranza in qualunque situazione la vita ci possa presentare. Noi spesse volte abbiamo come criterio della nostra vita lo spazio: ieri oggi domani. Dio invece ha un altro criterio: oggi. Il testo di Ezechiele sicuramente ci ha fatto pensare. Nel mistero di Dio nel mistero del rapporto dell'uomo con Dio non si vive mai di rendita, nel mistero di Dio ciò che conta è oggi: oggi siamo in Dio, oggi respiriamo la presenza del Risorto, oggi siamo guidati dallo Spirito Santo, oggi siamo chiamati a novità di vita. Il Dio della speranza, conoscendo i limiti della nostra storicità, sa entrare continuamente in dialogo con noi perché ciò che conta è " oggi ": vivere con fecondità ogni istante. Ogni giorno è il primo giorno della nostra esistenza. E’ una verità che deve colmarci di grande fiducia e di grande speranza; se è vero che nell'ordine psicologico il passato è sempre presente, nell'ordine della fede il presente è solo il presente. Ecco perché il cristiano è sempre ricco di fiducia e di speranza perché ogni istante è un nuovo atto creativo di Dio. E’ Dio che dà piena fiducia all'uomo e gli dice: "Oggi accogli il dialogo che voglio stabilire con te". E questo Paolo lo ha detto molto bene quando rivolgendosi alla comunità di Filippi vuol educarla al vero senso della comunione e della fraternità con quella espressione: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Noi oggi siamo chiamati ad avere la sensibilità di Gesù. Quando Paolo nel testo che abbiamo ascoltato ci ha detto che dobbiamo avere gli stessi sentimenti di Gesù intendeva qualcosa di molto profondo. Noi tante volte quando sentiamo la parola “sentimenti” pensiamo ad un livello psicologico passeggero che oggi c'è e domani con l'evoluzione dei tempi può cambiare. Paolo invece affermando "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" afferma che dobbiamo vivere in modo personale e comunitario ciò che operava nel cuore di Gesù. La sensibilità di Gesù, il cuore di Gesù innamorato dell'uomo deve costruire la nostra sensibilità. Infatti se noi ogni giorno viviamo l’oggi di Dio che è presente nel nostro abitare in Gesù, noi lentamente e progressivamente entriamo nella sua sensibilità. E’ lo sforzo che ci viene offerto nel regalo che il Padre ci offre ogni giorno lasciandoci dimorare in Gesù. Come sarebbe bello se a chiunque ci chiedesse: “Ma lei dove abita?” noi rispondessimo: “abito in Gesù Cristo”. E in quel abitare in Gesù Cristo c’è il senso della nostra vita. In Gesù sono la fiducia del Padre e sono la creatività dello Spirito Santo. Questo è il grande ideale che l'apostolo ci regala per vivere il nostro oggi, ma Paolo non si ferma a questo e introduce uno stile a cui la comunità apostolica era abituata. Noi spesse volte pensiamo che le verità di fede siano dei pensieri da approfondire. Questo non appartiene al Vangelo. Se leggessimo attentamente la letteratura del Nuovo Testamento, ci accorgeremmo che ogni verità di fede diventava un inno, diventava un canto, diventava una espressione poetica. Ecco perché l'apostolo volendo costruire la sua comunità in una unica esperienza di fraternità la invitava ad assumere l'interiorità di Gesù attraverso il cantare il mistero di Gesù. Infatti l'inno che abbiamo ascoltato è un inno che la comunità rivolgeva al Padre contemplando Gesù. Il cristiano, se in forza dell'evento battesimale è Gesù Cristo vivente, questa esperienza di Gesù deve diventare l'inno della sua vita. E’ quella che Papa Benedetto ha chiamato la bellezza di Gesù: entrare nella bellezza di Gesù, cantare la persona di Gesù vivendone la bellezza. E’ una verità questa a cui siamo poco abituati perché noi pensiamo che il cristiano sia un grande pensatore, ma il pensiero rimane nell' intelligenza. Il pensiero deve essere superato se non quando l'uomo, innamorato di Gesù, entrando nella sua bellezza, ne canta tutta la grandezza. Infatti cos'è la bellezza di Gesù? Noi qualche volta davanti a questa parola “bellezza” facilmente siamo dominati da criteri estetici. La bellezza di Gesù è essere nell’ oggi del Padre: "Tu sei più bello dei figli dell'uomo sulle tue labbra è la grazia!". La bellezza è la conformità del cuore di Gesù al mistero del Padre. Non per niente papa Benedetto afferma che la bellezza più grande nella Chiesa è il Crocifisso perché è il perfetto adeguamento del mistero di Gesù all'amore del Padre. La croce non è una persona che muore, ma una persona che ama come ama il Padre e allora il nostro oggi diventa un entrare nella bellezza di Gesù e nell'entrare nella bellezza lo Spirito si apre, lo Spirito diventa poeta, lo Spirito diventa canto e la persona nell’esperienza del canto della Bellezza si sente trasfigurata. Questa è la bellezza della conversione: la bellezza di Gesù che lentamente attraverso la rigenerazione del cuore diventa l'anima della nostra anima. Il cristiano vive l’oggi del Padre cantando la bellezza di Gesù e quando noi entriamo nella Bellezza la nostra vita assume gli stessi sentimenti di Gesù. Anzi entrando nel testo di Paolo assumiamo la stessa sensibilità affettività di Gesù. E’ il Gesù che diventa talmente il nostro io che sperimentiamo dentro di noi una grande libertà di cuore che canta la libertà. Ecco la conversione!

Ecco il verso significato dell’entrare in qualcuno che determina fino in fondo la nostra esistenza. Noi oggi siamo la bellezza del Padre ogni volta che accogliamo l’oggi della nostra quotidianità come un atto di amore meraviglioso delle tre Persone divine. Al mattino ci sentiamo talmente amati da svegliarci cantando l'amore del Padre contemplando il volto del Figlio nella docilità creatrice dello Spirito. Se noi entrassimo in questo clima di cui ci ha parlato Paolo, ogni giorno sarebbe il luogo del fiorire della bellezza di Dio. Penso che questa verità noi la dovremmo continuamente approfondire. L'evento cristiano è l'incontro con la bellezza di Dio e quando l'uomo entra nella bellezza di Dio e ne scopre la bontà, e godendo della bontà, entra nella verità nella autenticità della vita. Troppi cristiani sono appesantiti dal moralismo esistenziale e non sanno gustare la bellezza feconda del Dio che avvolge la nostra vita. Sarebbe un modo diverso di vivere. Se noi ogni istante lo costruissimo con questo spirito avremmo come ha detto Paolo gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Ripetiamo con cuore puro e credente, come la chiesa apostolica faceva, questi inni contemplativi del volto di Gesù e ci accorgeremmo che riusciremo a respirare questa grandezza divina che è la gioia della nostra esistenza. Non è l'Eucaristia?

L'eucarestia è un rendimento di grazie, è un cantare col cuore le meraviglie dell'amore del Signore, l'eucarestia è oggi Dio che interviene regalandoci il Figlio nello Spirito Santo perché oggi possiamo essere avvolti in un mistero che rende grande la nostra vita. E’ una verità anch'essa da noi dimenticata. L’eucarestia è essere nel tutto di Dio che ha fiducia di noi e noi cantiamo tale verità in quel "per Cristo, con Cristo e in Cristo" con cui concludiamo la grande contemplazione della storia della salvezza. Questa espressione liturgica indica una comunità che ha ritrovato in Gesù, nel rapporto con il Padre, la bellezza della sua storia. Entriamo in questo mistero, non è poi così difficile come noi potremmo pensare. E' questione di ritrovare la semplicità del cuore. Noi complichiamo ciò che è semplice e dovremmo ritrovare questa bellezza dell'apostolo che invitava la sua cristianità ad avere la affettività di Gesù attraverso il ruminare continuamente questo grande mistero che è la bellezza della nostra esperienza umana.  Costruiamo così la nostra vita con il cuore che canta. Allora la nostra mente e il nostro agire saranno la semplicità del regalare ai fratelli la bellezza di Dio, e quando noi regaliamo la bellezza di Gesù, regaliamo speranza, regaliamo fiducia, regaliamo quel sorriso che è la Trinità in noi che vuoi regalarsi ad ogni nostro fratello.


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