11 luglio 2021

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

Am 7,12-15 Ef 1,3-14      Ef 1,3-10

OMELIA

L’evangelista Marco volendo educare i suoi discepoli al mistero di Gesù, dopo aver immesso in loro la bellezza e la grandezza di essere con il Maestro, oggi ce li mostra come “inviati” ad annunciare la novità del Vangelo ed è molto bello come Gesù, dopo avere educati i suoi discepoli, li mandi ad annunciare la bellezza della buona novella e sostanzialmente penso che questo invio ha un duplice significato: da una parte incarnare l'entusiasmo di essere discepoli e dall'altro verificare se quella verità che annunciano sia la loro vita, due aspetti che dobbiamo rimarcare perché la bellezza di Gesù è che noi diventiamo veramente la sua persona e il suo mistero. Il primo elemento che giustifica l'invio in missione è quello di condividere l'entusiasmo nel seguire il Maestro. L'invio è fondamentalmente un esperienza di relazioni, Gesù dice ai suoi discepoli: "Regalate ai fratelli ciò che avete accolto dall'incontro diuturno con me", perché il Vangelo si annuncia attraverso l'intensità di rapporti interpersonali. Una dinamica che ci aiuta a scoprire sempre di più la bellezza del Vangelo, è quella di incontrare in semplicità i fratelli nella fede per condividere con loro la grandezza del dono della novità di Gesù. La missionarietà è la gioia di regalare loro con viva vicinanza relazionale la bellezza di Gesù. In certo qual modo tutto ciò significa entrare in quella esperienza per cui la grandezza che Gesù ci ha regalato possa essere effettivamente condivisa. Ogni dono che il Signore ci offre è un dono da regalare per la bellezza e la speranza del fratello, ma nello stesso tempo diventa una verifica se veramente questo mistero, per i discepoli, è diventato il senso della vita. Infatti la bellezza di essere cristiani è crescere ogni giorno nella signoria di Gesù perché essere cristiani appartiene al vissuto, appartiene al modo di percepire il reale, di interpretarlo e di operare delle scelte, e non c'è, come nel concreto dello stare con i fratelli, che noi avvertiamo il livello della nostra fede. La verità di ogni autentico rapporto è vivere un costante sviluppo delle idealità da non perdere mai di vista. Un entusiasmo, quello del discepolo, che deve verificarsi con la storia. Di riflesso noi intuiamo come la gioia di essere discepoli sia da far maturare giorno per giorno anzi, dovremmo prendere coscienza istante per istante, che noi siamo tanto lontani dal Maestro, che ci attira continuamente a sé. L'entusiasmo è la forza, la verifica è l’impegno a crescere continuamente in qualcosa di grande. Ecco perché Gesù li manda, perché devono imparare le due cose fondamentali: regalare entusiasmo e coscienza che siamo molto lontani dalla sua mentalità e dal suo cuore innamorato dell'uomo. Allora la percezione di questo stato d'animo diventa il criterio attorno al quale costruire ogni nostro frammento. Ma Gesù aggiunge un particolare nel momento in cui manda i discepoli: vuole che abbiano il gusto della essenzialità. Infatti, se guardiamo attentamente il testo evangelico, i discepoli sono chiamati ad andare avendo il minimo indispensabile perché la essenzialità è trasparenza del divino, è la sottolineatura esistenziale di ciò che si deve comunicare come il valore della vita. I discepoli sono per natura loro chiamati ad essere sacramenti luminosi della bellezza di Gesù e non devono in nessun modo rendere opaca la figura del Signore. Solo entrando in un cammino di essenzialità e di semplicità tutta la loro esistenza diventa la trasparenza essenziale del mistero. Ecco la bellezza dell'essere discepoli! Proclamare con il vissuto la luminosità di Gesù! Solo così potremo comunicare la gioia di quel Gesù che è speranza dell’umanità intera. Se guardiamo attentamente il Vangelo, ci accorgiamo che la vera missionaria apostolica non è altro che entrare in rapporto sincero e sereno con gli uomini e seminare nel loro spirito la novità della vita. Se a livello esistenziale questa visione ci è chiara nascono tre conseguenze logiche:

- l'entusiasmo

- per la conversione

- in modo da seminare speranza.

Innanzitutto è importante valorizzare l'entusiasmo - e questo lo abbiamo colto nelle varie domeniche che ci hanno preceduto - dove il Signore era il Maestro dal quale noi dipendevamo perché il suo spirito potesse veramente maturare nella nostra esistenza, ma nello stesso tempo siamo l'esigenza che il Signore divenga veramente il Maestro. Cos'è il tempo nel quale costruiamo la nostra esistenza? Cosa sono le azioni che compiamo nella condivisione del cuore di Gesù? Che valore hanno i pensieri che, in un modo o in un altro, penetrano nelle nostre persone se non verificare l'esigenza di un continuo rinnovamento nella nostra vita? Gesù è un inconoscibile che ci affascina ed essendo un inconoscibile ogni giorno ci sprona ad andare in un cammino di novità di vita per entrare nell'essere all'unisono con lui. Il risultato di un simile percorso esistenziale sarà, come ha detto il Vangelo, dire all'uomo di oggi la bellezza della vita. Gesù è entrato nella storia per darci la forza di scoprire e di approfondire la bellezza della vita. Siamo chiamati a condividere un caloroso entusiasmo nella conversione al Cristo per dare all'uomo la gioia di vivere. Se mancasse questa coordinata finale del condividere la gioia di vivere, non scaturirebbe un vero percorso di missione, perché non c'è stata condivisione della bellezza che è il mistero stesso di Gesù.

Questa mattina sentiamoci anche noi coinvolti nella personalità di Gesù che ci rigenera con la sua vitalità spirituale. Ritrovandoci nell'Eucaristia ci ritroviamo nel mistero del Maestro che illumina, riscalda, entusiasma le nostre persone perché, uscendo di chiesa, nella semplicità ordinaria possiamo essere quelle persone essenziali che dicono ai fratelli: in Cristo Gesù c’è il gusto della vita! Non ci convoca qui il Signore per un precetto, ma ci convoca qui perché vuole che siamo in lui veramente uomini per regalare la gioia di un'umanità autentica a chiunque la Provvidenza ci faccia incontrare. Nel momento in cui condivideremo quel Pane eucaristico, avremo la gioia di sentirci veramente amati, saremo chiamati a convertirci al mistero del Maestro per amare ancora di più perché la profonda convinzione d'essere amati in modo favoloso chiama continuamente a conversione, in modo da poter regalare la gioia di vivere a ogni fratello. Con tale vitalità interiore che si rinnova continuamente potremo veramente affermare che stiamo maturando nel dono d'essere chiamati a maturare come cristiani. Vivremo allora la certezza che per pura bontà trinitaria siamo regalo da regalare nel modo migliore a chiunque, nel cammino della vita, ci chiederà il dono di condividere quella ebbrezza esistenziale d'essere sempre più innamorati della vocazione a essere uomini in tutta la verità di tale parola.

 

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