01 novembre 2021

TUTTI I SANTI – SOLENNITÀ - ANNO B -

Ap 7,2-4.9-14                      1Gv 3,1-3     Mt 5,1-12a

OMELIA

Gesù ieri mattina ci invitava a porre la nostra storia in un atteggiamento di profondo ascolto - Ascolta Israele! - e la bellezza dell'ascolto si è ritradotto nel lasciarci ricreare da Colui che stiamo ascoltando. È un'esperienza di tipo creativo: ascoltare nello Spirito Santo il Cristo vuol dire lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo, è entrare nella santità di Gesù. E’ sempre bella la professione di fede con la quale Pietro, e in lui tutta la Chiesa, conclude il grande discorso sul pane della vita: Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio! realizzando in tal modo il principio del libro del Levitico Siate santi perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo. La santità è vivere la persona di Gesù, è vivere il primato della persona di Gesù nella nostra esistenza e gustare la sua signoria. Ecco perché il cristiano è santo poiché la sua esistenza è qualificata dal rapporto creativo con Gesù. Chi ascolta Gesù cresce giorno per giorno nella santità e la condizione per entrare in questo cammino è imitare l'atteggiamento storico e quotidiano di Gesù. La santità di Gesù è la santità di chi ama profondamente la storia, di chi ama l'esistenza, è quella che viene oggi chiamata la “santità narrativa”, essere santi nello stile della quotidianità. In tale contesto culturale appare il genere letterario delle beatitudini che è un augurio: abbi la gioia di vivere la storicità di Gesù. E questa storicità è nient'altro che il mistero costante dell'Incarnazione. Il santo è l'incarnazione di Cristo giorno per giorno. E’ molto bello entrando nella narrazione evangelica come, sia nel caso delle Beatitudini di Matteo che abbiamo poc'anzi ascoltato, sia nelle Beatitudini dell'evangelista Luca, prima che Gesù abbia pronunciato il discorso delle Beatitudini, Gesù è stato presentato come colui che parla e fa miracoli. Gesù è entrato nella storia concreta degli uomini con tutta la sua problematica. Gesù è santo perché ha dato ospitalità all'uomo per realizzare l'uomo nella sua verità esistenziale. Se noi entrassimo nella bellezza dei miracoli di Gesù, ci accorgeremmo come essi siano luoghi di incontro. Gesù assume il dramma della storia degli uomini regalando la vita nuova. La guarigione è molto di più di un fatto fisico, è il Verbo incarnato che da ospitalità all'uomo perché l'uomo venga ricreato. Ecco perché il vero santo è colui che ama la storia immergendo tutto se stesso nelle dinamiche storiche. Ecco perché la Chiesa oggi, presentandoci i santi, ci delinea le Beatitudini, lo stile di vita di chiunque riconosce in Gesù l'unico maestro della vita umana. Se noi guardiamo le otto Beatitudini che poc'anzi abbiamo ascoltate ci siamo accorti che vengono narrati otto drammi dell'uomo, dalla povertà alla persecuzione perché la bellezza delle Beatitudini fluisce dalla gioia dell'Incarnazione, dal dare ospitalità, come ha fatto Gesù, alla storia dell'uomo. Questo è un mistero che è all'interno della nostra vita. Se il santo è Gesù, il santo è colui - in Gesù - che dà ospitalità attiva al dramma dell'uomo. Non si dà santità senza dire al fratello: sii ospite della mia storia. Beato colui che nel cammino della sua esistenza mette sulle sue spalle e fa sedimentare nel suo cuore il dramma dell'umanità. Noi qualche volta pensiamo che la santità sia un fatto rituale, è un'illusione! La bellezza della santità è incarnare la bellezza di Gesù, vivere come Gesù che dà speranza all'uomo facendolo vivere nella propria esistenza concreta. Ecco perché oggi si parla di “santità narrativa”: attraverso lo stile quotidiano siamo chiamati come Gesù a seminare speranza nel cuore di ogni uomo e allora ci accorgiamo che quello che Gesù ha fatto compiendo miracoli è quello che siamo chiamati a fare noi: far sì che il fratello, attraverso un'intensa esperienza di relazione con noi, ritrovi la bellezza e il coraggio della vita, perché questo stile di “santità narrativa” diventi la profezia della luminosa liturgia del cielo. È l'immagine che abbiamo ascoltato dal testo dell'Apocalisse nel descrivere la folla di coloro che cantano nella liturgia celeste: Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Questa luminosità del santo è la luminosità di chi ha fatto del Cristo il motivo vitale della sua esistenza. In questo allora intuiamo come la spiritualità delle Beatitudini si colloca nell'impegno a innamorarci giorno per giorno del nostro quotidiano. Ecco perché il cristiano, se guardiamo attentamente la struttura delle Beatitudini, è uno che vuole gustare la gioia di appartenere a Cristo vivendo la sua storia concreta per poter essere rinnovato nell'immortalità divina. Siate santi perché io sono santo; Per essi santifico me stesso perché siano anch’essi santificati nella verità. E’ il mistero di costante ricreazione esistenziale di chi ascolta il Cristo. Il dramma interiore è che noi tante volte non ci poniamo nella attenzione di un ascolto come dare ospitalità a Colui che diventa il metro del dare ospitalità agli uomini. La santità è un innamoramento dell'uomo per il quale regalare la bellezza della vita. Se noi dovessimo entrare in questo tipo di lettura del nostro stile di vita, ci potremmo porre questo interrogativo: quando il cristiano è veramente santo e diventa veramente credibile? La risposta risulterebbe veramente luminosa: quando il cristiano sottolinea il primato della vita che sconfigge la morte. La bellezza della santità è il trionfo della vita sulla morte per cui il cristiano conosce sempre più il dono della vita! Noi siamo santi perché il Santo, che è Gesù, incarnandosi nella nostra storia ci regala l'appartenenza alla Vita, ci regala il mistero della Vita, una Vita nel tempo, al di là del tempo, in una eternità beata nella quale noi canteremo: Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen. Beato è colui che imiterà Gesù diventando uomo con gli uomini, regalando agli uomini la bellezza e il gusto della vita per dopo diventare partecipe della realtà di quella meravigliosa liturgia del cielo nella quale l'uomo ritrova se stesso. E tutto questo noi lo stiamo vivendo nell'Eucaristia. L'Eucaristia è ascoltare il Signore nella luminosità poetica del mondo; nella musicalità della vita veniamo trasfigurati in Gesù perché, come Gesù, possiamo fare della nostra esistenza una continua ospitalità all'umanità. E allora la santità non è nient'altro che la gioia di vivere nella semplicità dell'ordinario facendo sì che la bellezza dell'uomo penetri in noi e l'uomo, come ha fatto Gesù, possa sentirsi un miracolato, uno che entra nella bellezza e nella grandezza della vita. Il Paradiso è quello che stiamo vivendo oggi, in questa Eucaristia, nella quale il Signore ci rende i suoi ospiti perché come Lui diamo ospitalità all'intera umanità. Questa festa non ci porta via da Lui, ci fa apprendere la bellezza e la profondità della vita come un accogliere la bellezza del fratello per regalargli quella speranza storica che diventerà comunione gloriosa nella gloria del cielo. Questa sia l'atmosfera che vogliamo vivere oggi vivendo quel “Ascolta Israele!”: avvertire in noi quella meravigliosa e ineffabile creatività divina che ci rigenera profondamente per poter camminare nel tempo come beati e nell'eternità come uomini gaudiosi che canteranno per sempre il canto nuovo all’Agnello, seguendolo ovunque egli vada.


Nessun commento:

Posta un commento