12 dicembre 2021

III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C – GAUDETE

Sof 3,14-17  Fil 4,4-7         Lc 3,10-18

OMELIA

Il cammino verso la venuta del Signore ci ha lentamente introdotti nel mistero della grandezza di Dio e questo mistero della grandezza di Dio oggi si incarna in un atteggiamento interiore che ci dovrebbe qualificare nel cammino verso questa attesa autentica del Signore che viene, attraverso quelle espressioni che per ben tre volte abbiamo ascoltato nel brano evangelico Che cosa dobbiamo fare? Davanti a questo interrogativo la parola che abbiamo poc'anzi udita ci pone dinanzi alcuni passaggi, che potremmo così riassumere: la coscienza del mistero di Dio invade la nostra esistenza, poiché dalla coscienza di quello che Dio opera in noi nasce il desiderio di gustarne l’attualità attraverso l'originale stile della nostra vita.

Il primo elemento è che il Dio che viene incarna il darsi della vera gioia ed è la realizzazione dell'uomo. La profezia di Sofonia è estremamente significativa: l'incarnazione, la venuta gloriosa del Maestro alla fine dei tempi è gioia di Dio: quel Dio che crea l'uomo, quel Dio che fa esistere l'uomo, quel Dio profondamente innamorato dell'uomo. La conversione nasce da un fascino. Una delle nostre grosse verità che noi riusciamo a percepire nel cammino della vita ordinaria è questo ingresso amoroso di Dio nella nostra storia. Davanti al bello che nella fede non sempre riusciamo a cogliere, nasce prepotente la domanda - Che cosa dobbiamo fare? - dove questo Che cosa dobbiamo fare? è da intendersi in modo più profondo rispetto a quello che noi tante volte possiamo pensare. Questo “fare” non è una creatività che nasce da noi, ma questo “fare” nasce da una creatività impellente che la gioia di Dio pone dentro di noi. Il Maestro è il grande signore della conversione, per cui la conversione è la gioia di essere come il Maestro ci vuole, ed è significativo che il battesimo di Giovanni sia un battesimo di acqua: è il battesimo della sete del volto di Dio. Se noi guardiamo attentamente il ministero di Giovanni è il ministero che ci permette di comprendere come la nostra esistenza debba essere esistenza di assetati. Una tale condizione di vita fa nascere la domanda di fondo - che cosa vuol dire vivere? - su cui si articola l'interrogativo concreto in ogni specifica circostanza: Che cosa devo fare? La conversione è una risposta alla benevolenza divina, è in certo qual modo il dialogo più autentico della dinamica affettiva che intercorre tra Dio e l'uomo. La persona amata desidera compiere ciò che l'amato desidera: è il desiderio! La conversione incarna questa forte volontà di autenticità nel corrispondere alla creatività divina nei nostri confronti. È’ quella profonda riflessione che dovremmo compiere in questo tempo per non lasciarci distrarre dalle realtà concrete e contingenti che danno stanchezza alla vita, ne fanno perdere ogni entusiasmo e dicono all'uomo: perché vivere in fin dei conti? In quel Che cosa dobbiamo fare? noi ritroviamo questa profonda convinzione: costruisci la tua vita accogliendo con responsabilità l'atto di Dio che ti ama, con la gioia di vivere! E allora di fronte a questo orizzonte ecco le scelte che l'uomo fa. Si rivela interessante rispetto al battesimo di acqua che genera il desiderio noi veniamo battezzati e siamo battezzati nello Spirito Santo. È molto bello come questa espressione dell'evangelista Luca pone sulle labbra di Giovanni Battista sia la stessa espressione che l'evangelista Luca ci dà negli Atti degli Apostoli. Al termine della grande discorso della Pentecoste, si dice nel testo: All'udire queste cose gli ascoltatori si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?". E Pietro disse loro: "Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati e riceverete il dono dello Spirito Santo. Le azioni concrete, che noi compiamo nelle diverse situazioni della storia sono l'originalità del nostro spirito. La bellezza della nostra esistenza è essere oggetto di un atto meraviglioso di Dio dove Dio ti dice: sentiti amato e per amore, nella tua libertà, nella tua creatività dammi la tua risposta! E’ la bellezza della fede! Se noi guardiamo attentamente la profondità del Vangelo, Gesù non ci dice mai cosa dobbiamo fare, la bellezza è che gustiamo la sua presenza creatrice nella nostra vita. La conversione è un meraviglioso dialogo dove noi siamo invasi dal Dio che si incarna nella storia dell'uomo e l'uomo che sentendosi raggiunto da questa bellezza e grandezza di Dio come rendimento di grazie fa le sue scelte. Il senso della vita ci è dato dall'alto, la modalità sono capolavoro riconoscente del nostro spirito. In tale prospettiva il cammino verso il Signore che viene è un cammino per essere nella gioia del Signore, il quale ha fiducia di noi e si introduce nella nostra esistenza per fare di noi il suo capolavoro.

Ecco perché la venuta del Signore è soprattutto quella gloriosa, davanti alla quale nella cultura di oggi sussistono grandi difficoltà, ma quando uno si sente amato risponde all'amore per essere la gioia di chi ama. In questo orizzonte ci si apre davanti nostro cuore un orizzonte di novità di vita. Anzi, potremmo affermare in modo ancor più profondo, che il rispondere è dire grazie nella conversione d'essere raggiunti dalla gioia di Dio. La fede non è un problema di testa, ma è di un cuore che si lascia in invadere da un Dio fedele, il quale vuole trasfigurare la nostra esistenza introducendoci nella gioia che non conosce tramonto. Ascoltiamo Giovanni, viviamo il battesimo nello Spirito Santo di Gesù, e allora si apriranno ai nostri orizzonti le porte dell'eternità beata.

Un simile stile di vita incarna in certo qual modo la bellezza feconda della nostra esistenza: è l'Eucaristia che stiamo celebrando! Il vero luogo in cui noi viviamo la conversione come dialogo è la nostra celebrazione eucaristica settimanale. Invasi da Dio dialoghiamo con Lui, ne accogliamo il mistero facciamo le nostre scelte come rendimento di grazie. Il fatto che egli, nonostante noi, ci ami in modo inesauribile e con lo Spirito ci stimoli ad essere una creatività continua ci fa gustare il battesimo nello Spirito Santo! Perciò celebrando questi divini misteri chiediamo al Padre la gioia di essere accoglienza, di desiderare i desideri di Dio. Se noi imparassimo questo stile di vita che postula inevitabilmente un momento di solitudine e riflessione personale, allora la storia diventerebbe meraviglioso dialogo tra un Dio che ama e un uomo che, lasciandosi amare, ama il suo Dio amando la storia di ogni giorno. Camminiamo con questo stile pur con tutti i limiti che in un modo o in un altro possiamo avvertire dentro di noi, e la conversione non sarà un fatto doloroso e faticoso, ma la gioia di dire grazie al Dio immensamente innamorato di noi. In questa esperienza, l'Eucaristia rappresenta veramente il crocevia di quella novità di vita che ci viene regalata ogni giorno e ci aspetta al termine della vita storica, e sarà la nostra gioia nella Gerusalemme del cielo.


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