08 dicembre 2021

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – SOLENNITÀ (ANNO C)

Gen 3,9-15.20         Ef 1,3-6.11-12         Lc 1, 26-38

OMELIA

Il cammino che stiamo percorrendo con la Chiesa incontro al Signore che viene nella sua gloria del cielo oggi ci fa incontrare Maria, donna della speranza. Se la bellezza del camminare con Gesù ci orienta al mistero della gloria eterna, la festa di oggi ci colloca in questa eternità beata. E' sufficiente che noi guardiamo la statua della Madonna che è davanti a voi e ci accorgeremmo come tutto il contesto di quella riproduzione è un canto alla Gerusalemme del cielo. Le tessere d'oro del mosaico che fanno da sfondo della statua, ci collocano in un clima di serena contemplazione e ci fanno respirare una intensa esperienza di eternità beata. Il cammino che il cristiano compie in attesa del Signore trova in Maria colei che ci dice come vivere nella speranza. Guardandola ella ci dà una certezza. Siamo chiamati a gustare una luminosità eterna e di conseguenza nasce in noi l'interrogativo: come possiamo effettivamente essere uomini di speranza, mentre siamo in cammino? E allora tre particolari di quella raffigurazione ci possono aiutare a ritrovare la bellezza e la grandezza della speranza:

- il volto di Maria che guarda verso il basso,

- le sue mani che si orientano verso la comunione con Dio,

- il Figlio che in lei è presente schiaccia le tragiche povertà della storia.

Possiamo cogliere la reciprocità tra questi tre passaggi coniugando queste prospettive con la Parola che abbiamo ascoltata. Seguendo tali stimolazioni possiamo crescere in questa gustazione attraverso la riproduzione di Maria gloriosa in cielo.

Innanzitutto la nostra attenzione si rivolge a quello sguardo rivolto verso il basso e questo atteggiamento ci richiama l'amore al quotidiano, l'amore alla storia, l'amore alla monotonia della vita di tutti i giorni. Questo itinerario ci introduce in una intensa profondità esistenziale. Gesù ha imparato ad essere uomo stando con Maria e Giuseppe. Il particolare con il quale l'evangelista Luca descrive l'annunciazione citando Nazareth ci dice che il grande evento del Dio nella storia passa attraverso la concretezza della quotidianità: Nazareth. Se noi approfondissimo il linguaggio dei Vangeli, ci accorgeremmo che Gesù ha ritradotto il suo mistero attraverso quello che egli ha imparato vivendo a Nazareth con Maria e Giuseppe, quella ordinarietà che gli ha fatto gustare la vita agricola, che gli ha fatto percepire la fecondità dell'esperienza beduina dei pastori per potere parlare del mistero del regno dei cieli con quei linguaggi della vita ordinaria. La bellezza di Maria, che ha lo sguardo rivolto verso il basso, è nient'altro che l'invito a comprendere la bellezza dell'ordinario per poter gustare la bellezza del divino. Noi spesse volte non riusciamo a coniugare le due realtà. Maria con quel gesto ci dice che le meraviglie di Dio si vivono gustando la ferialità perché la ferialità è il luogo della rivelazione di Dio.

Di riflesso a quello sguardo rivolto verso il basso si aggiungono le mani rivolte verso l'alto. Ricordiamo che Maria è la figlia del popolo ebraico, un popolo che sapeva pregare, dove in quelle mani c'è la coscienza che la bellezza dell'ordinario è resa feconda attraverso l'essere in stato di preghiera, dove l'essere in stato di preghiera è la meditazione quotidiana delle meraviglie di Dio nella storia di Israele. Il popolo ebraico nelle preghiere di tutti i giorni ricordava continuamente l'Esodo, ricordava la fedeltà di Dio, ricordava il Dio fedele che non delude. Il Magnificat di Maria non è altro che il compimento in pienezza del cantico del mare del libro dell'esodo (Cfr. Es 15). Questi semplici richiami ci dicono che la speranza che Maria ci vuole regalare passa attraverso l'essere in stato orante, dove le due condizioni sia dello sguardo che delle mani ritraducano l'unità della personalità di Maria, che ha saputo vivere il nascondimento di Nazareth con il figlio Gesù, educandolo ad essere uomo secondo lo stile ebraico, uomo veramente uomo. Ecco la speranza che costruisce la storia, quando si è innamorati del quotidiano con il cuore immerso nella gratuita divina. E' lo stretto rapporto tra la casa domestica e la sinagoga, sullo sfondo della centralità del culto nel tempio di Gerusalemme. La speranza nel vissuto si costruisce amando tutta la bellezza della storia nell'ampio orizzonte della meravigliosa presenza divina che anima l'uomo nel cammino concreto di tutti i giorni.

E allora ecco che colei che ha concepito il Verbo incarnato fa sì che il Verbo incarnato entrando nella maturità della sua vita può schiacciare il maligno, può schiacciare le paure, può schiacciare le povertà dell'uomo storico per dargli la luminosità dell'Eterno. Ecco perché la bellezza nella quale noi contempliamo Maria ci fa ritrovare la fecondità della speranza, e le paure e i drammi esistenziali dell'uomo storico sono schiacciati da Gesù. Egli ha portato avanti un cammino di salvezza attraverso quell’educazione che Maria e Giuseppe gli hanno regalato a Nazareth, egli è stato un uomo dell'ordinario in una ordinaria comunione di vita. Se noi fossimo capaci d'accedere a questa meravigliosa esperienza, ogni volta che entriamo in chiesa vedremmo l'icona della speranza, un paradiso che viene costruito nell'amore a ciò che è ordinario in modo che contemplando quella esperienza di Maria possiamo camminare in novità di vita ricordando che quell’icona illumina la nostra assemblea eucaristica. Noi fedeli, convocati dallo Spirito Santo, stiamo vivendo l'ordinarietà celebrata con Gesù. Potremmo anche porci l'interrogativo del dove Gesù abbia imparato il rito eucaristico se non mangiando con Giuseppe e Maria. Come Gesù ha imparato a regalarci la sua parola andando con Giuseppe e Maria alla sinagoga e celebrando con loro il banchetto pasquale! E allora credo che l'Eucarestia che stiamo celebrando dovrebbe diventare per noi sacramento di speranza sull'esempio di quello che facevano Maria e di Giuseppe, che con Gesù hanno costruito un esistenza semplice, serena, nascosta, ma luminosa nel nascondimento quotidiano di Nazareth. Entriamo in questo mistero e allora guarderemo con un intenso desiderio spirituale sempre il paradiso contemplando quella icona per ritrovare la bellezza di trovarci nell'assemblea eucaristica per tornare poi a casa seminando la speranza di Dio nella ferialità profondamente amata in Dio e nell'amore all'uomo. Questo sia il mistero che la Chiesa ci vuol regalare al di là di tutti i trionfalismi che non sono di Maria, per entrare in quella bellezza che è la semplicità feriale. Con una simile ricchezza interiore condividiamo con ogni fratello la gioia di gustare il Dio meraviglioso in ciò che è ordinario. Ciò che è ordinario è la meraviglia creatrice e nascosta di Dio che dà speranza all'uomo, continuamente schiacciato dalle paure che la storia gli offre continuamente.

La gustazione sacramentale nello Spirito della esemplarità di Maria ci aiuta ogni giorno ad entrare nella vera unità di vita che costituisce l'intenso desiderio interiore di ognuno di noi, mentre siamo in cammino nella storia in una ricca e stimolante tensione verso patria del cielo che si esprime nella liturgia luminosa della Gerusalemme del cielo.


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