06 febbraio 2022

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C -

Is 6,1-2a.3-8   I Cor 15, 1-11          Lc 5, 1-11

OMELIA

Il nostro cammino nel tempo ha una grande e meravigliosa finalità: conoscere sempre più Gesù. La parola che il Maestro questa mattina ci ha regalata, ci aiuta a trovare un metodo per poter veramente crescere in questa coscienza della sua presenza che trasfigura continuamente la nostra storia:

-il fascino della sua persona, Lui è il Signore,

-la viva coscienza delle nostre povertà storiche,

-la fecondità di Dio in chi si riconosce povero e peccatore.

Innanzitutto, il primo elemento che dobbiamo cogliere dalla parola di questa mattina, è la coscienza della grandezza di Gesù, una grandezza che già il profeta Isaia ci ha regalato con quella meravigliosa visione del Tempio: la gloria di Dio che appare, che Paolo ha ritradotto molto bene nella sequenza delle apparizioni del Risorto e che l'evangelista Luca ha incarnato nelle folle che stanno ad ascoltare ammirate Gesù.

La bellezza della fede nasce da questo fascino di Gesù che illumina la nostra esistenza e ci conquista continuamente. Gesù appare, Gesù è presente, ci affascina e coinvolge le nostre persone nel suo mistero.

Il primo elemento che dobbiamo sempre percepire nel cammino quotidiano dell'imitazione di Gesù, è entrare in questo fascino: la Sua grandezza. E’ quello che noi oggi diciamo, entrare nella bellezza di Dio e quando l'uomo entra nella bellezza supera i ragionamenti, diventa persona duttile e docile a questa creatività del bello e gusta la bellezza della fecondità di appartenere a Gesù.

Il problema della fede è sempre lo stupore. La grandezza del Dio che appare, affascina le nostre persone e, in questo fascino, regalare a Dio la nostra povertà. Se abbiamo notato, nella parola che abbiamo poc'anzi udita, nella grande visione del Tempio il profeta si presenta a Dio come l'uomo dalle labbra impure, Paolo come un aborto davanti alla grandezza del Signore, Pietro: Non abbiamo pescato nulla, allontanati da me che sono peccatore. E’ la coscienza dell'uomo che davanti al bello non si lascia schiacciare ma nella sua povertà si lascia attirare. La coscienza del limite è la grandezza dell'uomo.

Quando l'uomo, con un cuore puro, si lascia avvolgere dalla luminosità divina riconosce il peccato, il limite, la povertà e in questo riconoscersi tale regala tutto a Dio. La bellezza del Dio che appare è tale perché noi gli regaliamo le nostre povertà.

Noi spesse volte dimentichiamo questo metodo di fondo dell'esperienza dell'essere discepoli: collocare nel cuore di chi ci affascina i limiti della nostra esistenza. Noi tante volte dimentichiamo questo stile di vita perché vorremmo essere diversi, dobbiamo avere la semplicità di dire al Signore accoglimi così come sono, uomo dalle labbra impure, persona che non ha potuto godere fin dall'inizio del mistero della salvezza, di una pesca che è stata fallimentare.

Regalare tutto al Signore!

E’ molto bello l'itinerario che nell'ordine del Vangelo noi dovremmo continuamente recuperare. Noi ci intristiamo per i nostri limiti perché vediamo che non siamo padroni della nostra esistenza, dovremmo invece collocare i nostri limiti in una luminosità più grande che fa sì che il limite venga trasfigurato. E questo l'abbiamo colto nella prima lettura quando il profeta Isaia viene raggiunto da quel carbone ardente che lo rigenera. Dio gli appare luminoso, Isaia gli regala la sua povertà e Dio ricrea la sua esistenza attraverso il segno del carbone ardente. Paolo nell’apparizione si sente povero, ma di riflesso dice per grazia sono quello che sono, e il non aver pescato diventa una pesca miracolosa, e diventa sarai pescatore di uomini. E’ un metodo di vita che noi dovremmo riuscire lentamente ad acquisire per ritrovare la bellezza e la speranza della vita. Se poi noi guardiamo attentamente il Vangelo di Luca che stiamo leggendo quest’anno, ci accorgiamo di un particolare che è solo dell'evangelista: quando noi parliamo di San Pietro, diciamo che il suo primato si fonda sulle parole: Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa; se invece guardiamo attentamente l'evangelista Luca, il primato è espresso con altre parole: e tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli nella fede.

Il primato di Pietro è il primato ad un perdonato.  E’ la bellezza di essere Chiesa, la bellezza di essere sempre fatti nuovi nel momento in cui noi regaliamo a Dio i nostri limiti. E questo noi lo dobbiamo realizzare continuamente notte e giorno. Noi dovremmo dire continuamente: Signore risorto, abbi pietà di me. 

E allora collocando la nostra vita nel mistero della Resurrezione, noi diventiamo creature nuove. Non abbiamo paura davanti alla gloria di Dio di sentirci poveri perché verremo arricchiti, saremo rigenerati nello stile della nostra vita. La Chiesa è una comunità di poveri che regalano se stessi all'affascinante persona di Gesù per poter essere ricreati. E’ la bellezza del mistero Eucaristico!

 Noi spesse volte quando ci accostiamo a Divini Misteri, siamo tante volte persone un po' distratte, ma se noi per un momento riuscissimo a rileggere l'inizio della celebrazione ci accorgeremo di tre fasi: nel saluto del celebrante ci appare il Risorto, nella sua luce diciamo “sono peccato” e, nel suo amore inesauribile, siamo dei perdonati che possono accedere a contemplare il volto del Padre. Ecco perché se la nostra esistenza deve continuamente maturare nella personalità di Gesù, l'Eucarestia è la scuola quotidiana delle tre parole che oggi l'evangelista Luca, sullo sfondo di Isaia e di Paolo, ci ha regalato. Lasciamoci sempre conquistare da Gesù, non lasciamoci distrarre dal mondo massmediatico, lasciamoci conquistare da Gesù e nella sua luce vediamo un limite, ma la bellezza del limite è la creatività di Dio dentro di noi: siamo creature nuove! Questa sia la grande speranza che da questa Eucarestia vogliamo portare a casa questa mattina, in modo che, camminando in questo stile, nonostante le nostre povertà siamo ricchi di speranza. Oggi si dice che l'unica terapia evangelica per l'uomo di oggi è la speranza radicale, è la speranza della creatività di Dio nelle nostre povertà quotidiane. Viviamo così in serenità questi Divini Misteri, non lasciamoci perdere in tante cose relative, siamo nel fascino di Gesù e, in questa bellezza, ritroveremo la gioia di essere veri, secondo il Vangelo, in una fecondità che è speranza, genera speranza ed è attesa della Luce senza confini che sarà la Gerusalemme del cielo.


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