Is 6,1-2a.3-8 I Cor 15, 1-11 Lc 5, 1-11
OMELIA
Il nostro cammino nel tempo ha una grande e
meravigliosa finalità: conoscere sempre più Gesù. La parola che il Maestro
questa mattina ci ha regalata, ci aiuta a trovare un metodo per poter veramente
crescere in questa coscienza della sua presenza che trasfigura continuamente la
nostra storia:
-il fascino della sua persona, Lui è il
Signore,
-la viva coscienza delle nostre povertà
storiche,
-la fecondità di Dio in chi si riconosce
povero e peccatore.
Innanzitutto, il primo elemento che dobbiamo
cogliere dalla parola di questa mattina, è la coscienza della grandezza di
Gesù, una grandezza che già il profeta Isaia ci ha regalato con quella meravigliosa
visione del Tempio: la gloria di Dio che
appare, che Paolo ha ritradotto molto bene nella sequenza delle apparizioni
del Risorto e che l'evangelista Luca ha incarnato nelle folle che stanno ad
ascoltare ammirate Gesù.
La bellezza della fede nasce da questo fascino
di Gesù che illumina la nostra esistenza e ci conquista continuamente. Gesù
appare, Gesù è presente, ci affascina e coinvolge le nostre persone nel suo
mistero.
Il primo elemento che dobbiamo sempre
percepire nel cammino quotidiano dell'imitazione di Gesù, è entrare in questo
fascino: la Sua grandezza. E’ quello che noi oggi diciamo, entrare nella
bellezza di Dio e quando l'uomo entra nella bellezza supera i ragionamenti,
diventa persona duttile e docile a questa creatività del bello e gusta la
bellezza della fecondità di appartenere a Gesù.
Il problema della fede è sempre lo stupore. La
grandezza del Dio che appare, affascina le nostre persone e, in questo fascino,
regalare a Dio la nostra povertà. Se abbiamo notato, nella parola che abbiamo
poc'anzi udita, nella grande visione del Tempio il profeta si presenta a Dio
come l'uomo dalle labbra impure, Paolo come un aborto davanti alla grandezza
del Signore, Pietro: Non abbiamo pescato
nulla, allontanati da me che sono peccatore. E’ la coscienza dell'uomo che
davanti al bello non si lascia schiacciare ma nella sua povertà si lascia
attirare. La coscienza del limite è la grandezza dell'uomo.
Quando l'uomo, con un cuore puro, si lascia
avvolgere dalla luminosità divina riconosce il peccato, il limite, la povertà e
in questo riconoscersi tale regala tutto a Dio. La bellezza del Dio che appare
è tale perché noi gli regaliamo le nostre povertà.
Noi spesse volte dimentichiamo questo metodo
di fondo dell'esperienza dell'essere discepoli: collocare nel cuore di chi ci
affascina i limiti della nostra esistenza. Noi tante volte dimentichiamo questo
stile di vita perché vorremmo essere diversi, dobbiamo avere la semplicità di
dire al Signore accoglimi così come sono, uomo dalle labbra impure, persona che
non ha potuto godere fin dall'inizio del mistero della salvezza, di una pesca
che è stata fallimentare.
Regalare tutto al Signore!
E’ molto bello l'itinerario che nell'ordine
del Vangelo noi dovremmo continuamente recuperare. Noi ci intristiamo per i
nostri limiti perché vediamo che non siamo padroni della nostra esistenza,
dovremmo invece collocare i nostri limiti in una luminosità più grande che fa sì
che il limite venga trasfigurato. E questo l'abbiamo colto nella prima lettura
quando il profeta Isaia viene raggiunto da quel carbone ardente che lo rigenera. Dio gli appare luminoso, Isaia gli
regala la sua povertà e Dio ricrea la sua esistenza attraverso il segno del
carbone ardente. Paolo nell’apparizione si sente povero, ma di riflesso dice per grazia sono quello che sono, e il
non aver pescato diventa una pesca miracolosa, e diventa sarai pescatore di uomini. E’ un metodo di vita che noi dovremmo
riuscire lentamente ad acquisire per ritrovare la bellezza e la speranza della
vita. Se poi noi guardiamo attentamente il Vangelo di Luca che stiamo leggendo
quest’anno, ci accorgiamo di un particolare che è solo dell'evangelista: quando
noi parliamo di San Pietro, diciamo che il suo primato si fonda sulle parole: Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò
la mia Chiesa; se invece
guardiamo attentamente l'evangelista Luca, il primato è espresso con altre
parole: e tu una volta ravveduto
conferma i tuoi fratelli nella fede.
Il primato di Pietro è il primato ad un
perdonato. E’ la bellezza di essere Chiesa,
la bellezza di essere sempre fatti nuovi nel momento in cui noi regaliamo a Dio
i nostri limiti. E questo noi lo dobbiamo realizzare continuamente notte e
giorno. Noi dovremmo dire continuamente: Signore
risorto, abbi pietà di me.
E allora collocando la nostra vita nel mistero
della Resurrezione, noi diventiamo creature nuove. Non abbiamo paura davanti
alla gloria di Dio di sentirci poveri perché verremo arricchiti, saremo
rigenerati nello stile della nostra vita. La Chiesa è una comunità di poveri
che regalano se stessi all'affascinante persona di Gesù per poter essere
ricreati. E’ la bellezza del mistero Eucaristico!
Noi spesse volte quando ci accostiamo a Divini Misteri, siamo tante volte persone un po' distratte, ma se noi per un momento riuscissimo a rileggere l'inizio della celebrazione ci accorgeremo di tre fasi: nel saluto del celebrante ci appare il Risorto, nella sua luce diciamo “sono peccato” e, nel suo amore inesauribile, siamo dei perdonati che possono accedere a contemplare il volto del Padre. Ecco perché se la nostra esistenza deve continuamente maturare nella personalità di Gesù, l'Eucarestia è la scuola quotidiana delle tre parole che oggi l'evangelista Luca, sullo sfondo di Isaia e di Paolo, ci ha regalato. Lasciamoci sempre conquistare da Gesù, non lasciamoci distrarre dal mondo massmediatico, lasciamoci conquistare da Gesù e nella sua luce vediamo un limite, ma la bellezza del limite è la creatività di Dio dentro di noi: siamo creature nuove! Questa sia la grande speranza che da questa Eucarestia vogliamo portare a casa questa mattina, in modo che, camminando in questo stile, nonostante le nostre povertà siamo ricchi di speranza. Oggi si dice che l'unica terapia evangelica per l'uomo di oggi è la speranza radicale, è la speranza della creatività di Dio nelle nostre povertà quotidiane. Viviamo così in serenità questi Divini Misteri, non lasciamoci perdere in tante cose relative, siamo nel fascino di Gesù e, in questa bellezza, ritroveremo la gioia di essere veri, secondo il Vangelo, in una fecondità che è speranza, genera speranza ed è attesa della Luce senza confini che sarà la Gerusalemme del cielo.
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