DOMENICA18
AGOSTO 2024
Pr 9,1-6 Ef 5,15-20 Gv 6,51-58
OMELIA
L'evangelista Giovanni lentamente ci
ha introdotti nel significato del Pane della vita e ci ha fatto intuire che la
bellezza del Pane di vita è la contemplazione di Gesù, è aderire alla sua
persona nutrimento della nostra esistenza e, per evidenziare questa bellezza, ecco
le immagini che l'evangelista utilizza del mangiare e del bere, immagini che ci
richiamano l'ultima cena, che ci richiamano l'Eucaristia. Noi siamo chiamati ad
accogliere Gesù, a vivere della sua persona, a nutrirci del suo mistero per
essere la sua vita.
È molto bello come Sant'Agostino,
commentando questo testo dell'evangelista Giovanni, dica: quando noi celebriamo
i Divini misteri siamo trasformati, trasfigurati, in Colui che assumiamo. Diventiamo
la sua persona. E allora cosa vuol dire mangiare e bere? Cosa vuol dire
accostarci alla comunione? Cosa vuol dire essere comunione con Gesù?
Il primo passaggio a cui ci invita
l'evangelista Giovanni è contemplare la persona del Maestro.
Il mangiare e il bere è un fascino che
ci prende e che dà senso alla nostra vita.
Noi quando usiamo le parole mangiare e bere, andiamo al banchetto, ma dobbiamo andare in profondità. Mangiare
e bere è l'immedesimazione della nostra persona in Gesù. Non per niente
Agostino diceva appunto che veniamo trasformati nella persona del Maestro e
allora Gesù, dicendoci - vi occorre mangiare e bere il suo corpo e il suo sangue
- ci dice che dobbiamo lasciarci trasformare dalla sua persona perché, ed è il
secondo passaggio, l'Eucaristia è la sua persona.
Uno degli interrogativi che tante
volte nascono davanti al Mistero eucaristico è: la cosa più importante è
contemplare il volto del Maestro o celebrare un Sacramento?
Noi tante volte possiamo cadere nella
dimensione del rito “vado a fare la comunione”; dovremmo entrare in profondità:
andiamo a contemplare in modo trasfigurativo la persona di Gesù.
Spesse volte noi andiamo a fare la
comunione, ma non siamo in comunione.
Andiamo da Gesù e Gesù è il grande
sconosciuto!
Ecco perché Gesù è molto severo
questa mattina. Mangiare e bere è diventare veramente lui. Vivere di lui e
camminare con lui!
E allora tre passaggi per riuscire a
intuire se veramente noi celebriamo l'Eucaristia.
Noi tante volte pensiamo che andiamo
a fare la comunione, ma nel più profondo del nostro cuore siamo in comunione?
E sono i tre passaggi: l'Eucaristia è
amare come Gesù ha amato, l'Eucaristia è pensare come Gesù pensava,
l'Eucarestia è avere la mentalità di Gesù perché possa realizzarsi quella
progressiva trasfigurazione che deve avvenire nella nostra esistenza.
Innanzitutto chi si accosta all'Eucaristia
è chiamato ad amare come ha amato Gesù.
Nel semplice gesto di accogliere quel
pane che è Dio che ci ama personalmente,
noi entriamo nella dinamica del suo amore. Viviamo come lui è vissuto, amiamo
come lui ci ama continuamente. L'Eucaristia è la gioia di lasciarci amare in
pura gratuità da Gesù, il quale ci avvolge nella sua persona e ci dà il senso
della vita.
Amare come lui ha amato, e questo
vuol dire: se egli ha amato fino a donare la propria vita, noi dobbiamo donare
la nostra vita.
È molto bello come nella liturgia bizantina
dopo le parole della consacrazione l'assemblea canta “Amen!” per dire: questo è
il mio corpo dato, io sono il corpo dato di Gesù. Questo è il sangue versato, io
sono il sangue versato di Gesù in remissione dei peccati.
È entrare in una esperienza di
trasfigurazione della nostra esistenza e quindi, nel momento in cui noi ci
accostiamo all'Eucaristia e diciamo - Amen! -, in quel momento stiamo dicendo:
“Sto amando come sto per essere amato!” in una vitalità interiore che trasfigura
la nostra esistenza.
E allora il secondo passaggio. Noi
non solo amiamo come lui ci ha amati, ma pensiamo come lui pensa. È il suo stile di vita. La mentalità di Gesù diventa la
nostra mentalità.
Ecco perché quando noi diciamo - Amen!
- diciamo che il nostro pensiero si chiama Gesù; è quella trasfigurazione che
dovrebbe caratterizzarci continuamente per giungere al terzo passaggio:
ragionare come ragiona Gesù. I tre passaggi che noi dovremmo continuamente
tenere presenti nell'itinerario della nostra vita: amare, pensare, ragionare. In
certo qual modo nel momento in cui ci accostiamo ai Divini misteri noi entriamo
in una esperienza di trasfigurazione esistenziale.
Noi tante volte diciamo: vado a fare
la comunione. Noi dovremmo dire: vado a celebrare l'essere in comunione con la personalità del mistero di Gesù,
lasciandoci trasformare e trasfigurare dalla sua presenza. E allora la bellezza
della nostra vita è diventare Gesù!
È molto bello se noi riandiamo alla
liturgia bizantina, al momento che quello che noi chiamiamo l'iniziazione
Cristiana del bambino, che ritraduce il senso vero dell'iniziazione: il bambino
viene immerso nell'acqua, il bambino assume il vino eucaristico, il bambino
riceve la benedizione attraverso la tonsura, il taglio dei capelli, tre
coordinate molto belle. Il bambino diventa Gesù con l'acqua, si lascia
trasfigurare da Gesù con il vino e costruisce la sua vita come obbedienza al
mistero di Gesù, e quindi è tutt'altro che un semplice rito! È quello che Gesù ci ha detto questa mattina Chi mangia questo pane vivrà in eterno, egli
risusciterà nell'ultimo giorno, perché
la vita di Gesù diventa effettivamente la nostra vita.
Allora che cosa possiamo dedurre da
questo cammino che Gesù ci sta facendo fare con il Vangelo di Giovanni? Lasciamoci
catturare dalla persona del Maestro, vivere di lui come valore portante della
nostra storia e nel momento in cui ci accostiamo alla comunione diciamo: “Amen! Tu sei il Signore della mia storia,
trasfigurarmi, rendimi creatura nuova, dammi la capacità di vivere come sei
vissuto tu!”
Allora ha senso l'Eucaristia.
È molto bello accostarci alla comunione
guardando l'Ostia consacrata, facendo nostra quella espressione “il corpo di
Cristo” e cantando con il cuore innamorato “Amen! Trasfigura la mia esistenza!”
Allora quella comunione diventa effettivamente il Cristo che diventa il Vivente
in ciascuno di noi.
Ecco perché Giovanni ci ha fatto fare
un cammino: la parola, la fede, il mangiare e il bere per essere profondamente
trasfigurati. Vivere come è vissuto Gesù e, tutto questo, noi lo stiamo vivendo
in questa Eucaristia, questa è la bellezza di questo rito, lasciarci
trasformare da Gesù in una visione gloriosa che è anticipazione di quel
banchetto meraviglioso che sarà il paradiso quando, Gesù stesso, passerà a
nutrirci e ci dirà: “Questo è il mio corpo dato per voi. Sii luminoso della mia
luce!”
Viviamo questo mistero con tanta
semplicità in modo che possiamo veramente dire quando ci accostiamo all'Eucaristia
che amiamo come Gesù ama, che pensiamo come Gesù pensa, che noi ragioniamo come
Gesù ragiona. E se entriamo in questa vitalità spirituale noi intuiamo una cosa
molto bella: stiamo pregustando la realtà del cielo… Beati gli invitati alle
nozze del banchetto dell'Agnello, quando il Signore ci passerà accanto e ci
dirà: “Ecco il mio corpo glorioso, diventa luce della mia luce perché tu possa
camminare in quella novità spirituale che è la bellezza della vita quotidiana
di un credente”.