04 agosto 2024

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

DOMENICA 4 AGOSTO 2024

Es 16,2-4. 12-15      Ef 4,17.20-24      Gv 6,24-35

OMELIA

Cristo Signore attraverso l'episodio della moltiplicazione dei pani vuole introdurci in un profondo cammino spirituale: essere persone che vivono di lui.

Infatti, se guardiamo attentamente il brano evangelico sullo sfondo di quello che ci dicevamo domenica scorsa, noi siamo introdotti a intuire cosa sia questo segno del pane della vita che Gesù ha regalato ai suoi ascoltatori e che diventa il senso portante della nostra vita.

Il pane è segno della vita, il pane è Sacramento dove Cristo si regala, il pane è Cristo stesso.

La bellezza della nostra vita si chiama Gesù e allora, davanti alla domanda - quale opera dobbiamo o quali opere dobbiamo compiere per avere questo cibo - la risposta è molto semplice da parte del Maestro: credere!

È un passaggio di mentalità molto importante, dal desiderio di fare tante cose per gustare questo cibo, all'idea di fondo che dobbiamo ritrovare nella persona del Maestro il senso della vita. E allora tre passaggi vogliamo insieme approfondire perché il fascino di Gesù sia il cibo della nostra vita.

Innanzitutto il principio che quella moltiplicazione dei pani è un segno della gratuità di Dio che investe l'uomo. Chi è Gesù? È il cibo del Padre per l'umanità.

L'uomo, attraverso un rapporto vivo e profondo con Gesù, ha il pane quotidiano.

Gesù davanti al discepolo che gli ha chiesto insegnaci a pregare ci ha regalato la grande parola: dacci il nostro pane quotidiano e, il pane quotidiano, è lui!

La bellezza della nostra vita è entrare nell'esperienza di Gesù come il pane quotidiano della nostra storia.

Il cristiano è stato creato in Cristo, vive di Cristo e alimenta la propria storia nel fascino di Cristo. Questo è il pane quotidiano che il Signore ci regala perché possiamo avere il gusto della vita “Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati” … “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” … “Le tue parole sono spirito e vita”. Il cristiano è un innamorato di Gesù e vede in Gesù il senso portante della propria storia, della propria esistenza.

Ecco perché: Gesù chi è? È il dono del Padre all'umanità, egli è il pane della vita. Accogliendo lui, accogliamo il senso portante di ogni frammento della nostra storia. Ma come noi possiamo accedere a questa verità? Attraverso la fede.

L'uomo è chiamato a credere, ma cosa vuol dire credere in Gesù, credere a Gesù, credere per Gesù, se non l'essere attirati abitualmente dalla sua persona.

Credere non è capire, credere non è studiare, credere è lasciarci innamorare da questa persona meravigliosa nella quale noi troviamo il senso portante della nostra esistenza.

Perché questa domenica ci siamo ritrovati in chiesa se non perché senza di lui non possiamo vivere.

E il cristiano allora, in questo secondo passaggio, riscopre la bellezza della fede come vivere di Gesù e per Gesù. Come l'uomo riesce a sussistere nel concreto cibandosi del pane così il discepolo riesce a gustare la bellezza della sua vita attraverso l'atto di fede.

La parola “credo” è il nostro pane quotidiano. Dacci ogni giorno il nostro pane sovrasostanziale - dice Luca - perché nella persona di Gesù ritroviamo il senso portante della nostra storia e gustiamo la bellezza della vita ma, dall'altra parte, perché accostarci a questo mistero?

L'uomo non può vivere senza la fede, l'uomo ha sostanzialmente una fede elementare che si chiama fondare la propria vita su qualcuno. La bellezza della fede è, in Cristo, costruire l'istante.

Dovremmo sempre dire a Gesù: “Padre parla, sulla tua parola lancerò le reti dell'esistenza”. Ecco perché il cristiano è un credente, non è uno che dice - non capisco quindi credo - la fede non è non capire, la fede è un fascino che ci avvolge, dà consistenza alla nostra persona e ci dà la capacità di camminare ogni giorno in quella novità di vita che è la speranza della nostra storia. Ecco perché il cristiano è un credente, non per sopperire alle carenze intellettuali, ma per dilatare quelle attese cardiache che lo portano a desiderare continuamente l'intimità del Maestro come il valore portante della nostra storia.

Credere è gustare la profondità della vita, non costruita su asserzioni chiare, ma su una Persona che prende continuamente il nostro cuore e ci attira sé in un cammino veramente inesauribile. La bellezza della fede è desiderare in modo continuo e inesauribile l’armonia di Gesù. Ecco perché non dobbiamo compiere tante opere… È molto bello come Gesù nel rispondere ai suoi ascoltatori passi dal plurale al singolare, dai pani al pane, Gesù è nient'altro che il nutrimento gustativo della nostra esistenza per vivere l'istante nella bellezza dell'eternità beata. Ecco perché Gesù ci ha detto in modo molto chiaro: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”, perché in Gesù c'è il compimento di ogni nostro desiderio, di ogni nostra attesa, di ogni nostra esperienza.

Accogliamo questa parola in tanta semplicità. Noi siamo qui per celebrare l'Eucaristia perché abbiamo fame e sete di Gesù nel segno meraviglioso e misterioso di un pezzo di pane. L'Eucaristia è per gli affamati di Cristo, degli assetati che vivono della sua presenza, di quel gaudio di amore che avvolge la nostra storia concreta e ci dà la speranza dell'eternità beata. Gesù non ci chiama a fare la comunione, ma ci chiama a essere trasfigurati dalla comunione con lui perché egli divenga veramente quel cammino meraviglioso che accompagna la nostra vita fino al momento in cui, lui stesso, nel grande banchetto del Paradiso passerà a darci da mangiare, a darci quella eternità beata che è il fascino del nostro istante sacramentale e che diventa, nella bellezza della nostra vita, il compimento di ogni aspirazione. Trasfigurati in Gesù pane della vita, con Gesù camminiamo nel tempo e nello spazio, per essere con Gesù nella gloria che non ha confini.

 

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