02 agosto 2024

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

DOMENICA 28 LUGLIO 2024

2Re 4,42-44      Ef 4,1-6      Gv 6,1-15

OMELIA

Entrare nella contemplazione di Gesù ci porta oggi a coglierne un aspetto molto importante: il profondo senso della sua misericordia. Egli vede le folle che lo seguono, si pone il problema del dar da mangiare ed egli dà loro il cibo che volevano, al di là di ogni loro attesa.

In questo noi cogliamo una dimensione importante nella vita di Gesù: la sua misericordia nei confronti dell'uomo. Egli vede la creatura in difficoltà e si pone nelle condizioni di poterla aiutare in quelle necessità in cui si trovavano, ma ci sono tre particolari molto importanti nella narrazione di Giovanni.

Innanzitutto, diversamente dai sinottici, Gesù personalmente dà da mangiare a quella folla.

Quando noi leggiamo i vangeli sinottici Gesù prende il pane, lo spezza, lo dà ai discepoli perché i discepoli lo distribuiscano alla folla.

Gesù non fa così, egli personalmente dà a tutte quelle persone il pane da mangiare e questo è sicuramente un aspetto molto importante perché egli si regala in pienezza a tutti gli uomini, egli personalmente è la bellezza della nostra vita, è essere continuamente saziati dalla personalità di Gesù. E lo fa, ed è interessante questo, senza spezzare il pane. È il secondo particolare proprio di Giovanni: non solo si dà da mangiare personalmente, ma non deve neanche spezzare il pane, perché egli si regala in pienezza all'uomo che si presenta a Lui. Sono le due sfumature che l'evangelista Giovanni ci offre. Gesù personalmente si dà da mangiare e il pane non viene spezzato.

Ecco perché allora noi leggiamo questo episodio come il Mistero eucaristico di Gesù. Gesù quando è davanti alla folla si regala in pienezza, non ha bisogno di altre persone.

Quando noi ci accostiamo all'Eucaristia chi è che ci dà quel Pane eucaristico, se non Gesù in persona che si pone accanto a noi e si regala in pienezza a noi?

Non c'è il presbitero che distribuisce il pane, c'è il Cristo risorto che, davanti alle folle, si dà da mangiare!

È la bellezza del rapporto meraviglioso che il Maestro vuole veramente regalare a ciascuno di noi: entrare nella nostra vita in uno stile personale. Non è un prete che distribuisce il Pane eucaristico, ma è il Risorto che nella sua libertà di cuore, in un cuore ricco di misericordia, si fa mangiare.

È la bellezza della nostra Eucarestia!

Ricordo un particolare che cito sempre, che mi ha colpito molto profondamente.

Celebravo in una parrocchia delle Marche, feci questa considerazione nell'omelia e vidi il vecchio parroco, venne a fare la comunione, e davanti a questo fatto egli mi diede le motivazioni: “Volevo fare la comunione dalle mani del Risorto!”

Non c'è semplicemente un pane che viene distribuito da un prete, ma è il Risorto che regala se stesso a chi si accosta a lui in serenità di cuore. Ecco perché, se noi stiamo attenti, la bellezza dell'Eucaristia è la presenza del Risorto che attraverso quel pane, personalmente, si regala a ciascuno di noi e non spezza quel pane, ce lo dà intero, perché vuol regalarsi pienamente a noi con il suo corpo e con il suo sangue.

È la gustazione di una attualità che diventa il criterio di fondo della nostra vita.

Ma questo come avviene?

È bella l'espressione che abbiamo ascoltato dal testo evangelico e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, il senso del rendimento di grazie. È la gratitudine che avvolge la nostra esistenza.

In questo noi cogliamo i tre aspetti fondamentali dell'Eucaristia: il Risorto che si dona, il Risorto che si dona in pienezza, il Risorto che si regala rendendo grazie.

E in tutto questo noi gustiamo la fecondità di Dio nella nostra esistenza quotidiana. Se noi riuscissimo a cogliere quello che l'evangelista Giovanni ci regala questa mattina dovremmo essere delle persone trasfigurate: qui c'è il Risorto! Dobbiamo ricordare sempre a noi stessi questa meravigliosa verità e in quel momento noi, dal Risorto, riceviamo la pienezza del suo mistero: siamo rifatti, ricreati, rigenerati dalla sua presenza.

Ecco perché Gesù è al centro di questa Eucaristia e in questo centro noi siamo veramente noi stessi; ma questo come è possibile a livello esistenziale?

E allora dovremmo avere come criterio di fondo la profonda consapevolezza che qui, questa mattina, ci siamo sì noi, ma davanti a qualcuno che è meravigliosamente presente e si regala in pienezza a ciascuno di noi e si regala, non un pezzettino - come per motivi contingenti avviene - ma la pienezza della sua personalità che rifà le nostre persone e ci dà la gioia di esistere. È il Mistero eucaristico!

È bello allora se noi cogliamo queste sottolineature, vedere l'Eucaristia come una convivialità dove al centro c'è il Maestro. Egli entra nella nostra storia, ci dà la sua speranza e ci dice: “Cammina in novità di vita e io rendo te uomo nuovo!” È la bellezza della nostra esistenza.

E allora questa mattina quando ci accosteremo ai doni eucaristici contempliamo il Risorto, veniamo avvolti dalla sua gratuità e nel silenzio del cuore cantiamo la nostra gratitudine, uomini rifatti per pura grazia, per pura gratuità, nella profonda convinzione che la sua personalità diventa vita della nostra vita.

Viviamo così questo mistero in tanta semplicità, con le caratteristiche di Giovanni: non è la Chiesa che ti dà da mangiare, ma il Risorto in persona e, questa certezza, ci fa dire di essere nuovi, ricreati, persone in cui la Provvidenza compie meraviglie!

Viviamo così questo Eucaristia in tanta semplicità, gustiamo la presenza del Maestro e diciamogli: “Rimani con noi mentre si fa sera perché tu rimani sempre con noi, nel tempo e nello spazio, in attesa di quel banchetto glorioso quando, in paradiso, insieme a tutti i nostri fratelli canteremo la gioia di essere da te saziati in un'eternità beata e sarà la gioia per tutta la nostra storia eterna”.

 

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