DOMENICA 13 OTTOBRE 2024
Ez 43,
1-2.4-7 1Pt 2,4-9 Gv 4,19-24
OMELIA
Ci ritroviamo
come comunità riunita per celebrare la dedicazione di questa chiesa alla
Santissima Trinità.
La Chiesa non
è un luogo, la Chiesa non è semplicemente l'esperienza di celebrazioni, ma è
Sacramento di una comunità che si ritrova nel nome della Santissima Trinità.
La bellezza di
celebrare questa festa è la gioia di ritrovarci nel mistero che ci ha
caratterizzato il giorno del nostro battesimo, siamo stati battezzati “Nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, siamo stati introdotti in una
comunità che è popolo convocato - direbbe San Cipriano - dal Padre, dal Figlio
e dallo Spirito Santo.
La bellezza di
essere “Chiesa” è la bellezza di una comunità che gode di gustare le tre Persone
Divine.
Innanzitutto
la bellezza del Padre. Egli ci chiama a questa liturgia.
Se noi
guardiamo attentamente, tutte le preghiere della Chiesa sono rivolte al Padre,
fonte della nostra esistenza, principio delle nostre scelte, criterio attorno
al quale noi facciamo ruotare lo stile ordinario della vita. Il Padre ci
convoca, il Padre ci raduna, il Padre ci fa capolavori del suo amore. Dedicare
una chiesa alla Santissima Trinità è innanzitutto gustare la comunione con il Padre.
D'altra parte
tutta la Divina liturgia, se stiamo attenti, è un richiamo continuo al Padre, è
un inno al suo mistero d'amore, è pregustazione di quell'incontro glorioso dove
passeremo dal Sacramento alla visione. Ecco il primo elemento che dobbiamo ricordare
nella festa di oggi: il Padre, nel quale la nostra vita ritrova il senso della
propria storia; e il Padre ci dona il Figlio, ci dona al Figlio perché
diventiamo il Figlio.
È
il secondo passaggio a cui la Chiesa oggi ci chiama: la gioia di vedere il Signore
in mezzo a noi.
Infatti Gesù
stesso ci ha detto Ma viene l'ora – ed è
questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità e
questa è una persona. La bellezza della nostra vita è essere il dono del Padre
che entra nella nostra esistenza e ci rende veramente figli nel Figlio.
È
molto bello avere questo principio interiore: vedere Gesù, essere convocati nel
suo mistero, gustare la sua presenza. Usando il linguaggio dell'evangelista
Giovanni il Padre ci ha regalati al Figlio
e quindi la bellezza della nostra vita è diventare una persona sola con il
Figlio. Quando noi veniamo ai Divini misteri una certezza noi abbiamo: siamo
attorno al Padre che ci chiama, che ci parla, che celebra con noi il suo
convito pasquale, che ci conduce lentamente verso la pienezza della gloria che
è il cielo!
La Chiesa è il
sacramento vivo di Gesù Risorto in mezzo a noi.
Come sarebbe
bello se tornando a casa potessimo col cuore pieno di gioia dire: “Ho visto il Risorto!”
Non siamo qui
in chiesa per porre delle celebrazioni sacramentali ponendo dei riti, ma
attraverso la celebrazione sacramentale gustare una presenza, il Risorto che è
qui in mezzo a noi, e questo è il secondo passaggio che dobbiamo cercare di
costruire continuamente nella nostra vita: il Padre ci regala al Figlio e il
Figlio ci trasfigura nel suo mistero di amore e tutto questo si costruisce
attraverso l'azione operativa dello Spirito Santo, siamo comunità, siamo popolo
convocato per gustare la comunione nello Spirito Santo.
Noi stiamo
respirando in questo momento la presenza della terza persona della Santissima
Trinità e la bellezza della nostra vita, la Trinità beata, Padre, Figlio e
Spirito Santo, ci avvolge nel suo mistero perché possiamo camminare in
autentica novità di vita.
Dedicare una chiesa
alla Trinità è perché dobbiamo vivere della Trinità.
Noi qualche
volta abbiamo dimenticato questo grande mistero. Tante volte diamo più
importanza alle cose che facciamo in chiesa, all’esteriorità che qualche volta
ci cattura, dimenticando che la bellezza di ritrovarci qui insieme è gustare la
vita divina. Usando l'espressione cara a Giovanni “vedere il Padre, vedere il Figlio,
vedere lo Spirito Santo”.
Non veniamo in
chiesa per accendere delle candeline, o cose simili, siamo qui comunità riunita
per gustare la vita delle tre Persone divine. Questa è la bellezza di un tempio,
che si ritraduce nel momento in cui noi celebriamo il rito: il Padre è al
centro della nostra preghiera, il Figlio è colui che ci viene donato per essere
creature nuove, lo Spirito Santo fa di noi, popolo disperso, un’esperienza di
comunione gioiosa… è la bellezza del nostro essere Chiesa.
Come sarebbe
bello se noi tornando a casa dicessimo: “Oggi il Padre mi ha parlato, il Figlio
si è regalato a ciascuno di noi, lo Spirito Santo ha fatto dei diversi una
comunità sola”. E in questo noi anticipiamo la bellezza della nostra vita che è
il Paradiso. La Chiesa è un sacramento di qualcosa di molto più ampio che
avvolge la nostra storia e ci introduce nella bellezza della gioia eterna. Nel
tempio gustiamo le tre Persone e pregustiamo quell'incontro glorioso che sarà
il Paradiso quando il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo canteranno con noi e
danzeranno con le nostre persone in quella gioia eterna che è la grandezza
della nostra vocazione eterna.
Viviamo così
questa Celebrazione, il tempio non è il luogo dei riti, ma l'esperienza di
essere immerse in tre Persone meravigliose che ci avvolgono, ci guidano e ci
danno quella sensibilità spirituale che è l'eternità già pregustata.
Entriamo in
questa Celebrazione con grande forza interiore e allora pensiamo che stiamo
pregustando quella bellezza eterna che ci sta aspettando.
Questa sia la
Chiesa, popolo convocato - direbbe San Cipriano - nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo. Convocati
nei tre pregustiamo la loro presenza, desideriamo l'accoglienza del loro
mistero mentre insieme ai fratelli stiamo camminando per raggiungere quella
pienezza di gloria quando, gustando la Trinità, saremo un popolo solo che canta
quella lode che i santi conoscono fin da questo momento e che ci stanno
aspettando per un inno di gloria che sarà la gioia eterna per ciascuno di noi.
Questa è la Chiesa. Questo è il tempio nel quale ci troviamo, questa è la meta:
essere comunione nella Gerusalemme del cielo.
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