DOMENICA 28 OTTOBRE 2024
Ger 31,7-9 Eb 5,1-6 Mc 10,46-52
OMELIA
Il cristiano è chiamato a vivere dell'esperienza
di Gesù.
Questo è quello che emerge in modo
chiaro dal brano evangelico. Infatti se guardiamo attentamente la nostra
esistenza essa è molto simile a quella di quel cieco: abbiamo l’intenso
desiderio di vedere Gesù!
É un'attività questa interiore a cui
noi siamo continuamente chiamati per ritrovare la bellezza della nostra vita,
ma cosa vuol dire “imparare a vedere” Gesù?
Il fatto stesso di quel “gridare”
ritraduce una profonda convinzione all'interno dell'uomo: senza Gesù noi non
possiamo vivere e, quel gridare, ritraduce effettivamente questa forte
consapevolezza, Gesù centro della nostra vita. Ma cosa vuol dire voler vedere
Gesù?
E allora tre passaggi ci possono
aiutare in questo cammino: noi, in forza del battesimo, sappiamo che Cristo
abita dentro di noi. Quante volte ce lo siamo detti: il Cristo abita in noi
come la luce che in noi dimora e ci dà il senso stesso della vita.
Ecco perché il cristiano vive di Gesù
come la sua luce.
Noi non possiamo camminare nella
storia senza un profondo riferimento con lui nel cammino quotidiano.
Ecco allora Gesù è la luce che è
dentro di noi, quindi in quel gridare noi vogliamo, in certo qual modo,
incarnare il nostro desiderio: vedere il Maestro divino.
D'altra parte cosa vuol dire vedere?
Vedere vuol dire avere un senso pieno
della nostra vita, tendere a realizzare quel cammino interiore per cui Gesù
diventa la vita del nostro istante.
Questa è la bellezza del vedere e
allora, ecco perché quel vedere è riassunto in quel “gridare” dove in quel
gridare c'è l'espressione dell'uomo che, senza il Signore, non riesce a cogliere
il senso della sua esistenza.
Noi camminiamo perché contempliamo
abitualmente Gesù che è il Vivente presente nella nostra storia, in quel
gridare, c'è tutto il cammino della nostra vita interiore.
Possiamo noi vivere senza Gesù?
Questo è l'interrogativo che ci
accompagna continuamente e che diventa fecondo attraverso l'esperienza
quotidiana della vita. Il secondo aspetto da tenere presente: Gesù non è solo
la luce della nostra vita, ma è quel calore interiore che ci conduce
continuamente a porci in cammino.
Papa Benedetto nella sua enciclica
sulla fede diceva che la fede è contemporaneamente visione e calore, visione
perché tendiamo continuamente a lui, calore perché c'è l'entusiasmo di
camminare in novità di vita nella sua luce e alla sua presenza. Noi non
possiamo vivere senza di lui!
Anche se non gridiamo come Bartimeo tuttavia,
dentro di noi, c'è questa intensa esperienza: voler vedere il Signore, perché
quanto più lo vediamo, più di lui ci innamoriamo e quanto più ci innamoriamo la
vita diventa un'esperienza completamente diversa.
Ma c'è un terzo aspetto che dobbiamo
tenere ben presente nel nostro spirito.
Lui, direbbe papa Benedetto, è il
calore dell'istante! Il Signore in noi ci ama, ci guida, ci sostiene, ci pone
dinnanzi un processo di vita che ci rende creature nuove. Vediamo col calore
del cuore e, col calore del cuore, ci orientiamo sempre di più alla presenza
del Maestro.
Ora, se noi riusciamo a cogliere
questa esperienza e questa visione, il risultato per la nostra vita è molto
semplice: fin dal mattino desideriamo vederlo, bramiamo camminare con lui,
cerchiamo di ritrovare in lui il senso della nostra esistenza.
D'altra parte noi nel cammino della
vita facciamo tante scelte… In certo qual modo la vita è tutta una scelta, ma
qual è il punto di partenza? Qual è quell'anima che ci porta lentamente a
camminare per essere veri ed autentici, se non il desiderio del volto di Gesù,
che ci guida nel tempo che ci dà speranza nello spazio, ma soprattutto che ci
fa camminare verso la pienezza della gloria.
Il grido del cieco perciò ha due
caratteristiche fondamentali: quella di non poter più vedere la storia se non
partendo da Gesù, e giungere a quell'incontro glorioso che è la Gerusalemme del
cielo, quando noi potremo vedere il Signore in tutta la sua luminosità e
potremo camminare in autentica novità di vita.
Gesù cuore della nostra storia!
Credo che se noi riuscissimo con
tanta pazienza spirituale ad entrare in questo orizzonte ci accorgeremmo che il
senso della nostra esistenza è solo lui e, nel cammino quotidiano della nostra ricerca
di lui, diventerà il coraggio di dire: “nelle
tue mani consegno il mio spirito… alla tua luce vediamo la luce” e nel suo
sguardo noi riusciremo a cogliere quella Presenza eterna che sarà la gioia di
tutta la nostra vita.
Celebrando l'Eucarestia questa mattina
noi stiamo vivendo questo mistero: “Figlio
di Davide, Gesù, abbi pietà di me!” … “Che
cosa vuoi che io faccia per te? E il cieco gli rispose: Rabbunì, che io veda di
nuovo!”. Entrare nell'eucarestia per vedere Gesù! E quando noi siamo
veramente collocati in questo grande mistero non abbiamo più timore, lo vediamo
nel sacramento, lo vediamo nel cuore, ma soprattutto lo desideriamo in quella
luce gloriosa che sarà il paradiso, quando lo vedremo veramente faccia a faccia
e potremo con lui godere di quella eternità beata che è il senso più profondo
della nostra esistenza.
Entriamo in questo cammino. Gesù è
con noi, abbiamo la fede di Bartimeo che non si lascia scoraggiare dalle
situazioni storiche, per poter camminare in quella luce gloriosa che ci attende
in paradiso e nella quale noi potremo cantare eternamente la gioia di vedere il
Maestro e, con lui, camminare in quella gioia eterna che sarà il paradiso che ci
accompagnerà per tutta l'eternità beata.
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