07 gennaio 2018

BATTESIMO DEL SIGNORE - Anno B -


Is 55,1-11     1Gv 5,1-9     Mc 1,7-11               

OMELIA

Il cammino che il cristiano compie nella sua storia è un cammino di desiderio dove, attraverso l'intensità del silenzio interiore, si pone alla ricerca del vero volto che salva l'uomo: il volto di Gesù.

Tutta l'esistenza è questo desiderio di incontrare quella luce e di intuire il senso di essa per ritrovare e gustare la bellezza dell'esistenza umana. È l'itinerario che ci offre questa mattina la parola di Dio, dal sogno messianico di Isaia, alla testimonianza pasquale della prima lettera di Giovanni, fino al momento della grande rivelazione quando il Padre ci dice veramente chi sia il Figlio. Non è l'uomo che scopre chi sia Gesù, ma è Dio che ci dice chi sia Gesù.

La storia ci fa desiderare, il silenzio apre lo sguardo del cuore, la ricerca è un cammino, ma la meta è illuminata solo dalla voce del Padre. E allora ognuno di noi deve entrare in questa voce del Padre “Tu sei il figlio mio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento”.

È bello constatare come tutti gli evangelisti pongano all'inizio della vita di Gesù questo misterioso episodio del battesimo al Giordano perché ogni discepolo, nel cammino della sua vita, risenta sempre la chiave interpretativa della vita di Gesù: “Tu sei il figlio mio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento”.

Nel cammino della nostra imitazione vivente della vita del Maestro queste espressioni del Padre ci devono sempre accompagnare e illuminare. Nel momento in cui noi le dimenticassimo verremmo travolti dai marosi della storia e non riusciremmo a dare significato evangelico alla nostra storia. Con i tre passaggi che l'evangelista ci offre in quelle parole messe sulle labbra del Padre “Tu sei il mio figlio, l’amato, in te ho posto la mia compiacenza” veniamo introdotti nella vera identità di Gesù. Viviamo in un profondo clima teologale, in una grande professione di fede.

Innanzitutto quel “tu sei”: è il Padre che si rivolge al Figlio davanti alla comunità riunita. È molto bello avvertire questa intensa reciprocità che esiste tra il Padre e il Figlio: La conoscenza di Gesù scaturisce da un'intensa relazione che unisce il Padre al Figlio perché l'identità di Gesù è il rapporto con il Padre. Noi qualche volta quando conosciamo Gesù dimentichiamo l'anima di Gesù e, l'anima di Gesù, è di essere il Figlio del Padre, di essere una vivente relazione con il Padre per cui il Figlio dice solo quello che vive con il Padre. È questo respiro di eternità che il Vangelo ci offre. Esistenzialmente guardiamo il Figlio, ascoltiamo il Padre e ci lasciamo attirare in questa ammirabile relazionalità.

Ecco perché il primo passaggio è fondamentale nel momento in cui vogliamo conoscere Gesù, essere immersi in questa meravigliosa relazione.

E in questa misteriosa relazione accogliamo la seconda parola “l'amato”.

Qui ritroviamo quella frase fondamentale del Vangelo di Giovanni, l'evangelista innamorato del rapporto Padre-Figlio. Dice l'evangelista: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito perché chiunque creda in lui non muoia ma abbia la vita eterna”. Questa dimensione amorosa del Padre verso il Figlio si ritraduce nella coscienza di Gesù così come l'evangelista ce la offre all'inizio dell'ultima cena, allorché inquadra l'anima filiale di Gesù: “Poiché erano vicini i giorni della Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano del mondo li amò sino alla fine”. È quel mistero amativo Padre-Figlio nel quale ognuno di noi vive la propria coscienza.

Chi è Gesù se non colui che ci coinvolge in questo rapporto d'amore Padre-Figlio che è respirare l'eternità nel tempo?

È il ritrovare che la bellezza del lasciarci amare da Dio in una donazione Padre - Figlio: questo è il respiro della vita! Noi tante volte siamo carenti di respiri interiori perché non abbiamo il coraggio di andare all'origine della nostra esistenza. Se noi, in alcuni frammenti della nostra storia, ci fermassimo e ci ponessimo seriamente la domanda: chi sono? e sentissimo la voce del Padre, ci inebrieremmo di grande speranza. I nostri occhi sarebbero luminosi della luminosità di Dio.

Noi tante volte ci affanniamo troppo, dovremmo avere la bellezza di godere questi momenti in cui noi risentiamo questo dialogo Padre-Figlio nel quale la nostra esistenza ritrova il suo significato.

Quando noi percepiamo questo secondo passaggio, il terzo ce ne offrirebbe la grandiosa e meravigliosa luminosità dell'amore indicibile del Padre: “in te ho posto il mio compiacimento”. In Gesù c'è tutta la verità dell'amore del Padre, di questa esperienza il cristiano è affascinato perché lì c'è la pienezza della vita!

L'apostolo Paolo nella sua mistica lettera ai cristiani di Colossi dice: “in lui abita corporalmente la pienezza della divinità e noi tutti partecipiamo a questa pienezza”. Se noi ci allenassimo a questo tipo di esperienza, noi respireremmo continuamente la vita. Qualche volta non vi è capitato davanti alla pletora di tanti messaggi che vengono dal cielo di collocare la vita solo in Gesù?

L'uomo è curioso delle cose di Dio perché ha paura della vita, mentre dovremmo semplicemente avere il desiderio di abitare in Gesù, rivelatore del cuore del Padre.

Nella profondità di una simile vitalità spirituale, noi siamo ancorati a questo grande mistero e in Gesù il Padre ci ha detto tutto. E non abbiamo bisogno di nessuna rivelazione privata, poiché il Padre ha affermato: “in lui ho posto il mio compiacimento” e “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” … è quello che in modo meraviglioso ci ha regalato la seconda lettura: tre danno testimonianza: lo spirito, l'acqua e il sangue.

Mentre contempliamo la narrazione giovannea della morte di Gesù ascoltiamo queste parole “restituì lo spirito e dal suo fianco uscì sangue e acqua”.

È l'essere assunti in questa pienezza di Gesù e allora credo che tutto il nostro desiderio di volontà e autenticità deve concentrarsi in quel dialogo Padre - Figlio, in un fascino che è Gesù.

In certo qual modo in qualche angolino della nostra giornata dovremmo qualche volta dire: ma Gesù chi sei?

Padre dimmi chi è Gesù!

E nel momento in cui diremo "Padre nostro che sei nei cieli", avvertiremmo una attrazione in quella reciprocità Padre-Figlio che è il senso della nostra vita.

Non abbiamo paura di cercare continuamente, attraverso la continua ricerca e la sete di verità… prima o poi il Padre ci apparirà e ci regalerà la bellezza del suo Figlio. Non importa il quando, non importa il come, abbiamo una certezza: non saremo delusi perché amandolo lo desidereremo sempre di più, e trovandolo lo ricercheremo con maggiore ansia per essere illuminati da questa luce senza tramonto.

È l'Eucaristia che stiamo celebrando.

La bellezza dell'Eucaristia è il Padre che ci regala al Figlio e nel momento in cui faremo la comunione noi sentiremo l'espressione “tu sei il mio figlio, l'amato, nel quale ho posto la mia compiacenza” e noi dicendo “amen!” gusteremo la pienezza del darsi di Dio che inebria la nostra vita e ci dà la capacità di dire: se sono nel Tutto di che cosa ho bisogno?

Viviamo questo mistero nella semplicità del cuore; tante cose mettiamole da parte, sono più di disturbo di fronte alla bellezza della vita in Gesù. Allora la nostra storia, nel mistero del Padre, nel fascino di Gesù e nel calore dello Spirito Santo sarà un cammino di eternità già aperto in questa giornata.




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