01 gennaio 2018

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO - Anno B -


Nm 6, 22-27   Gal 4,4-7     Lc 2,16-21               

OMELIA

La parola che ci accompagna in questo tempo di Natale ha un unico grande scopo: farci entrare nella personalità di Gesù che è l'unica grande speranza dell'uomo. Credo che la parola di questa mattina ci aiuti a entrare ulteriormente in quell'atteggiamento di silenzio che è la condizione effettiva per lasciarci invadere dal Maestro per poi poterlo veramente conoscere.

L'uomo immerso nel silenzio di Dio vede il silenzio come parola di Dio e la figura di Maria; la donna che davanti alle meraviglie del Signore meditava e custodiva, ci può aiutare ulteriormente a gustare il silenzio.

Ed è molto bello come l'evangelista Luca ci presenti una meravigliosa architettura letteraria questa mattina, per inquadrare la profondità del silenzio di Maria. Noi tante volte davanti al mistero del silenzio corriamo facilmente il rischio di vedere il silenzio come vuoto, come assenza; come avvertiamo il grande rischio che il silenzio diventi semplice illusione e fantasia.

L'evangelista colloca Maria che custodisce e medita nel silenzio in un contesto di meraviglie divine. Dovremmo sempre ricordare a noi stessi che è il contesto che dà senso al testo, l'ambiente che dà senso al cuore meditativo di Maria.

 Il contesto noi lo cogliamo globalmente in tre passaggi: la fedeltà di Dio, il canto degli angeli, gli angeli che appaiono ai pastori.

In quell'annuncio noi scopriamo il darsi dell'amore inesauribile di Dio e anche in quella circostanza gli angeli appaiono nel silenzio oscuro della notte perché la bellezza del Dio che viene é un'invadenza dell'assoluta gratuità divina nei confronti della creatura. Questo contesto si ritraduce nel fatto che i pastori condividono con Maria e Giuseppe e le altre persone le meraviglie della storia divina.

La bellezza del cristiano è gustare continuamente il fascino della libertà amorosa di Dio.

Davanti a questa condivisione di qualcosa che l'uomo non può mai capire, né mai capirà, la finale del racconto è espresso dai pastori che se ne vanno glorificando Dio. Il Dio che si rivela è una fedeltà nel buio della notte, una fedeltà condivisa in una luminosità interiore che fa intravedere l'Invisibile. Ricordiamo sempre che il cuore "non dice mai" le meraviglie di Dio, quando si sente raggiunto da qualcosa di inaspettato e inatteso. In simili circostanze il cuore canta le meraviglie di Dio!

Il silenzio vive di questo darsi di Dio, il silenzio non è una fuga, il silenzio non è una chiusura, il silenzio non è rinchiudersi a riccio nella propria identità. Il silenzio è il contesto della fede, il silenzio è fecondo nella storia di Dio e allora, in questo contesto, riusciamo a cogliere come l'evangelista dipinga il volto di Maria - che poi sappiamo essere il volto di ogni discepolo - Maria da parte sua “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.

Innanzitutto “custodiva”.

Quando rientriamo nella bellezza della profondità del silenzio ci accorgiamo che il silenzio è custodire in una profonda illuminazione spirituale le meraviglie del Signore. La gustazione di quanto Dio sia grande nella nostra esistenza è l'anima del silenzio.

Quando l'uomo riesce a entrare in questa meravigliosa condiscendenza di Dio, le parole danno fastidio, gli auguri generano un certo fastidio psicologico perché si riduce il mistero del dono del tempo a un itinerario consumistico. Dovremmo invece comprendere in profondità che siamo di fronte ad una gustazione di qualcosa che è tutta interiore, è l’illuminazione interiore che avverte una presenza di qualcosa che è al di là della comprensione dell'uomo. L'uomo purtroppo è sempre tentato di capire, di ridurre la benevolenza divina nei propri schemi concettuali… ecco perché parla molto.

L'uomo che si lascia invadere dal silenzio di fronte alle meraviglie di Dio custodisce e custodire è permettere al Mistero di essere coltivato nella purezza del cuore e della mente.

Quanta manipolazione di fede nella cultura di oggi!

Tante volte noi pensiamo essere cristiani perché facciamo tante cose, pensiamo che il Natale sia il presepio. La bellezza del Natale è gustare questa libertà di Dio che fa meraviglie dentro di noi nel suo figlio Gesù il quale viene ad abitare nella nostra esistenza e quando il cuore è abitato dall'Ineffabile non esistono parole, esistono solo i palpiti di un cuore che si lascia innamorare. Questa è la bellezza del silenzio di Maria in quel grande contesto di glorificazione degli angeli e dei pastori. Ecco: custodiva…

Ecco perché quando noi facciamo la comunione “custodiamo” l'ineffabilità di Dio.

Non vi siete mai accorti che tante preghiere dopo la comunione offendono il silenzio della contemplazione trasfigurante, offendono la bellezza meditativa del cuore?

E allora questo custodire, il meditare, è nient'altro che la comunicazione esistenziale di ciò che noi abbiamo gustato… ed è molto bello quello che ha detto Paolo in quell'inno della Chiesa apostolica che ritraduce la fecondità del Natale, dove nelle due parole dell'apostolo noi ritroviamo la bellezza della nostra esistenza “per riscattare quelli erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli".

Un simile itinerario spirituale che viene seminato nelle nostre persone ci permette di gustare custodendo e meditando la bellezza della nostra umanità. Il meditare è sviluppare attraverso la bellezza del custodire qualcosa di grande che noi dobbiamo continuamente generare. In questi giorni abbiamo intuito cosa vuole essere effettivamente, dire “generare” se non il percepire la bellezza della nostra umanità. L’uomo del silenzio ama rendere feconda la propria umanità perché ogni gesto dell'uomo è sacramento di una ricchezza interiore che lo prende nel più profondo del proprio essere.

In questo allora scopriamo che la bellezza di incontrare Maria in quel contesto di lode ci fa intuire che la nostra esistenza è piena delle meraviglie del Signore. L’uomo è facilmente tentato dai suoi pessimismi esistenziali e la vita, qualche volta, li avvalora, ma l'uomo che sa entrare nel silenzio lasciandolo abitare dalle iniziative dell'amore di Dio fedele avverte che c'è una gioia nel suo cuore più profonda dei turbinii e dei marosi del feriale. Ecco perché il cristiano non augura buon anno a nessuno, ma usando il linguaggio di Simeone di ieri: auguriamo sempre e solo l'oggi in Dio. Oggi è la pienezza della vita, oggi c'è il rivelarsi di un amore veramente inesauribile, oggi l'anima è ricolma di quel divino che è già eternità e allora l'Eucaristia che stiamo celebrando la coglie solo l'uomo del silenzio che, davanti alla parola che ci dà gli squarci dell'amore inesauribile di Dio, la persona con gli occhi ammirati dice: Amen! E gusta quell'eterno che tutte le parole della storia non fanno nient'altro che rovinare.

Entriamo in questa bellezza e allora il nuovo anno non sarà nient'altro che l'oggi delle meraviglie del Signore e quando l'uomo sa dare senso all'oggi, comunque le cose vadano, ecco siamo l'oggi delle meraviglie di Dio.

Questa sia la speranza che vogliamo portare a casa questa mattina in modo che la nostra storia, come quella di Maria, sia custodire e meditare l'amore del Signore per essere sacramenti di speranza come faceva ieri Anna, la figlia di Fanuele. Oggi noi dovremmo fare come i pastori: uscendo di chiesa cantiamo le meraviglie del Signore.




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