06 gennaio 2018

EPIFANIA DEL SIGNORE - Anno B -


Is 60,1-6       Ef 3,2-3.5-6  Mt 2,1-12                

OMELIA

L'evento del mistero dell'incarnazione nella festa odierna rivela tutta la sua grandezza.

Le immagini messianiche del profeta Isaia, la visione teologica che ci offre Paolo nell’inno agli Efesini aprono il nostro sguardo alla grandezza della rivelazione di Dio. Dio appare all'uomo manifestando il suo amore per l'intera umanità perché ogni uomo possa veramente ritrovare se stesso.

Per poter accedere al Mistero e così contemplare tale verità noi dobbiamo entrare in un dialogo vivo e fecondo con il Signore perché, se sul versante di Dio, Dio è grandioso e luminoso, dall'altro l'uomo deve lasciarsi coinvolgere in questa storia divina.

La bellezza e l'originalità della rivelazione si costruisce sulla fecondità di un dialogo. Dio è meraviglioso e invade l'uomo venendo ad abitare con lui, e l'uomo nella sua libertà accoglie in modo fecondo questa meravigliosa comunicazione. Se in verità desideriamo accostarci ai magi di cui abbiamo ascoltato il cammino di ricerca della Verità, ci accorgiamo che essi ci offrono tre elementi perché veramente questo dialogo meraviglioso possa diventare il senso portante della vita in costante situazione di ricerca.

Innanzitutto il punto di partenza del loro cammino è una stella e quando noi siamo davanti a questa immagine dobbiamo andare al di là di quello che la stella, in quanto tale, ci possa rivelare: la stella è un linguaggio cosmico della trascendenza di Dio. L'uomo è chiamato a lasciarsi affascinare da una grandezza divina che va al di là delle proprie conoscenze, delle proprie attese, dei propri desideri. La bellezza per giungere a godere la gloria di Dio presuppone che l'uomo vada al di là di se stesso, si lasci prendere da una luce favolosa in cui collocare la propria storia. L'uomo che non entra in questa trascendenza divina difficilmente giungerà a vedere la gloria di Dio.

L'uomo in certo qual modo deve spalancare la propria persona a qualcosa di grande, che vada al di là del sensitivo.

Che cosa anima il cammino dell'uomo in ricerca se non una bellezza che va al di là di quelle che sono le semplici contingenze storiche? È la sete di infinito la forza motrice dell'esistenza!

Quando l'uomo si lascia catturare da questa sete di infinito incomincia a cercare e un simile atteggiamento esistenziale passa attraverso la purificazione della storia, che si offre continuamente attraverso la ricchezza problematica della quotidianità.

Se noi guardiamo il testo evangelico al di là del linguaggio di Matteo, scopriamo una interessante novità rispetto alla iconografia tradizionale. L'uomo che è in cammino, l'uomo che è in ricerca deve abbandonare molte cose, deve abbandonare il suo modo di concepire Dio, deve abbandonare quei linguaggi storici che sono appetibili dal sensitivo, ma non dalla vita teologale! Deve porsi in una situazione di progressiva purificazione interiore.

E’ l'uomo che deve giungere alla nudità esistenziale perché solo così quel senso di ammirazione e di stupore che rappresenta il terreno della vera fecondità spirituale apre il cuore alla creatività di Dio.

È la bellezza del cammino della fede.

Questi due parametri sono fondamentali: una sete di infinito da una parte e, dall'altra, il lasciarsi lentamente denudare dalla storia per essere rivestiti della gloria di Dio.

Di fronte ad un simile orizzonte, appare al nostro sguardo la verità del percorso da seguire. I Magi arrivano a Gerusalemme, pongono la domanda circa la nascita del messia, e ci accorgiamo che la luce, che deve guidare la loro ricerca scaturisce dalla parola di Dio, espressa dal profeta Michea.

Con un simile metodo emerge chiaramente che nella ricerca del volto di Dio l'anima deve essere guidata dalla Parola. Usiamo sempre la bella espressione del salmo 118 “lampada ai miei passi è tua parola, luce sul mio cammino”. È la parola di Dio che pone nell'uomo la verità della ricerca perché l'uomo è nato dalla parola di Dio. Ricordiamo sempre l'inizio del prologo di Giovanni: “In principio era la Parola e la Parola era presso Dio e la Parola era Dio, tutto è stato fatto mediante questa Parola”. Se vogliamo veramente costruire la nostra esistenza in una ricerca autentica della gloria di Dio dobbiamo lasciarci illuminare dalla Parola, perché la Parola è per natura sua creativa.

Riandiamo sempre alla bella immagine della creazione del mondo: “Dio disse e le cose furono fatte”. È il mistero che deve penetrare in noi: ascoltare la Parola è avvertire quella creatività di Dio che dà forza e speranza all'uomo in cammino perché la Parola è una persona che entra nella nostra vita e determina i nostri comportamenti.

La Parola non sono le parole, la Parola è una persona che sta aspettandoci al varco nelle nostre povertà per illuminare, riscaldare, guidare fino in fondo la nostra esistenza.

Ecco perché il cristiano nel cammino della sua vita continuamente attinge alla Parola la luce e la forza per costruire il presente.

Quante volte lungo la giornata il cristiano si pone la domanda: Signore, ma qual è il mistero nel quale vuoi coinvolgermi? Qual è la strada che mi vuoi indicare? Qual è la grande meta alla quale mi vuoi chiamare? E la parola che Gesù ci rivolge è molto semplice: “Ascolta la mia parola che rappresenta il sacramento di un amore che non ha confini, ascolta la mia parola! Ascoltala! E io colmerò della mia presenza la tua sete di verità”.

Il cristiano, quando entra in questo ritmo di vita, avverte una grande libertà interiore perché il Signore con la sua presenza diventa una parola che giorno per giorno ama e guida.

Illuminati da quella parola del profeta, i Magi ritrovano il vero senso di quella stella; essa non è più semplicemente il segno di una trascendenza che proietta al di là del tempo e dello spazio, ma è una trascendenza luminosa che è la Parola stessa di Dio. Dal segno cosmico passiamo al segno teologale che ci apre al gusto del raggiungimento della meta propria della ricerca. Guidati da quella stella che è la Parola, essi giungono alla casa, vi entrano, adorano, accolgono, cantano la bellezza della vita. Chiediamo allo Spirito Santo che la luminosità del Natale diventi per noi la gioia di camminare avendo una sete continua della luminosità che è Cristo. Presi per mano dalla sua parola che guida i nostri passi alla verità, quando ci accosteremo alla mensa eucaristica, ci accorgeremo che stiamo camminando con la Parola verso la Parola che ci sarà regalata nel corpo e sangue del Maestro. Allora la nostra esistenza, profondamente rifatta, sarà un'esistenza evangelica che sta camminando per poter gustare quella pienezza di gloria che tutti desideriamo e che Dio nella sua libertà, quando vorrà, ci regalerà in tutta pienezza.




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