07 giugno 2020

SANTISSIMA TRINITA’ - SOLENNITA'- (ANNO A)


Es 34,4-6.8-9                       2Cor 13,11-13                    Gv 3,16-18

OMELIA

Il grande evento della Pentecoste ha rivelato al mondo la bellezza della Chiesa e la Chiesa è il popolo radunato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La Chiesa è il sacramento delle tre Persone divine. Ogni volta che entriamo nel mistero della Chiesa e cerchiamo di comprenderne la bellezza, ci sentiamo avvolti dalla Trinità beata: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, un grande mistero di unità. Ecco perché Paolo conclude la sua Lettera ai cristiani di Corinto con: “La grazia del Signore Gesù Cristo l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”. Il nostro ritrovarci nel mistero della Chiesa è ritrovarci nella vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Noi sappiamo che ogni verità di fede è autentica quando ha il suo riflesso nella realtà dell'uomo. L'uomo è infatti sacramento della Santissima Trinità, poiché Gesù non è entrato nella storia per insegnarci delle verità, ma per educarci a vivere la nostra umanità. Quindi il mistero trinitario soggiace alla bellezza della nostra umanità e la sviluppa. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo operano in noi e ci danno il gusto di essere noi stessi, chiamandoci ad un continuo rinnovamento. Questa mattina, alla luce della Parola, entriamo nel saluto dell'apostolo Paolo, che riassume la grandezza della nostra umanità: l'uomo è sacramento vivo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Siamo stati creati ad immagine della Trinità, per cui la Trinità non appartiene ad una visione teologica, ma al vissuto. Infatti, se entriamo nella struttura dell'uomo, ci accorgiamo di come essa sia fortemente dinamica in tutte le sue caratteristiche fisiche, psichiche, emozionali…per far maturare nella vera libertà la persona. L'uomo è dinamico perché vive in sintonia con le tre Persone Divine, che sono autonome e vivono ognuna le proprie caratteristiche in una convergenza operativa.

In certo qual modo ogni volta che noi, facendo il segno della croce, diciamo “Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo” vogliamo nella fede sottolineare che abbiamo coscienza di essere "proprietà" dei tre grandi personaggi e nello stesso tempo, mentre diciamo “come era nel principio ora e sempre”, facciamo emergere l'unità delle tre Persone divine. Seguendo le indicazioni di Paolo, cerchiamo di intuire come la Trinità sia l'anima della nostra umanità e ci educhi a costruire nell’armonia le nostre persone.

Paolo innanzitutto dice: “la grazia del Signore Nostro Gesù Cristo”. Emerge in questo saluto la consapevolezza che noi siamo “gratuità”. L'uomo è grazia, gratuità, benevolenza divina. In Gesù si ritrova ricco di umanità e comprende la bellezza dell'incontro con la gratuità del Figlio che, diventando uomo, ci aiuta a riconoscerci capolavoro della bontà divina. La grazia è l'atto della gratuità di Dio che ci fa esistere.

Tante volte a questa parola “grazia” abbiamo dato sfumature eccessivamente morali. La grazia è invece la benevolenza di Gesù, che entra in rapporto con noi e ci dà la capacità di essere uomini. In Paolo c'è una bella affermazione: “Chi è in Cristo è creatura nuova, le cose vecchie sono passate. Ecco ne sono nate di nuove”. Siamo grazia, gratuità! La bellezza della vita è sentirci dono della grandezza del Figlio.

Di riflesso c’è l'amore di Dio Padre che, nel testo dell'Esodo, dice a Mosè: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà". Il Signore è il Dio misericordioso e pietoso, dove la misericordia è l’atto massimo dell'amore: è l'amore del Padre che incontra la creatura peccatrice.

Infatti, il testo dell'Esodo che abbiamo ascoltato si colloca nel contesto della preghiera davanti al grande peccato di idolatria da parte degli Ebrei. Questa misericordia è la fiducia del Padre che fa nuovo l'uomo. Noi abbiamo spesso un concetto di misericordia negativo. La misericordia è il fascino amoroso di Dio che dà massima fiducia all'uomo. Che cosa permette all'uomo di vivere, se non la coscienza che qualcuno abbia fiducia in lui? Senza fiducia l'uomo non vive. La bellezza del Padre, in quell'atteggiamento di misericordia e di pietà, è la sua fiducia nell’uomo. Amare il Padre è diventare creativi, perché, quando l'uomo è oggetto di fiducia, la sua esistenza diventa un'esistenza che fa nuovo tutto. L'uomo che accoglie fiducia è sempre creativo nella storia e allora vediamo il Padre che nella sua misericordia diventa creativo.

Di conseguenza l'uomo è autentico perché è comunione nella verità della propria esistenza. È il terzo passaggio del saluto dell'apostolo Paolo: la comunione dello Spirito Santo. L'uomo non è un solipsista, ma è intrinsecamente fraternità: è un “io” che vive di un “tu” per essere “noi”. È il senso del cuore umano che dice “comunione”. E lo Spirito Santo è comunione, l'identità dello Spirito è creare comunione, dove ogni uomo è pienamente se stesso. La comunione non è mettere il cervello all’ammasso, è l'incontro di tante persone che nella loro identità diventano una meravigliosa sinfonia, per lodare la Fonte della vita.

Se sono chiari questi tre passaggi noi ci accorgiamo che amare la Trinità, glorificare la Trinità, è il canto dell'uomo che si realizza nella bellezza di essere grazia, gratuità, nell'essere la fiducia divina che si costruisce nella fantasia quotidiana, nella gioia di essere fraternità, dove ogni uomo ha la gioia di essere se stesso.

Allora essere nella Trinità in questa assemblea liturgica è ritrovarci veramente uomini. Lo cogliamo soprattutto se ci accostiamo alla teologia bizantina, che non parte dall'unità di Dio, ma dalla Trinità, dalla bellezza dell'uomo che è dinamico interiormente, e la dinamicità è vera quando costruisce l'unità. È la bellezza della nostra esistenza. Per indicare la condizione dell’anima, che nella Trinità trova la bellezza della propria umanità, a me piace usare questa immagine: passeggiare nella storia dialogando con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Gesù è venuto a parlarci del Padre regalandoci lo Spirito, perché Gesù vero uomo, attraverso il Padre e lo Spirito Santo, vuole che noi siamo veramente uomini. Non è l'Eucaristia che stiamo celebrando?

Secondo un grande autore tedesco, la bellezza di ritrovarci nell'Eucaristia è “andare a giocare con il gioco di Dio”, dove il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono i grandi attori di quello che stiamo vivendo. Il Padre nell'Eucaristia ci regala il Figlio e il Figlio ci disseta alle fonti inesauribili dello Spirito Santo. Attraverso questa gustazione eucaristica, usciamo nel tempo e nello spazio con la gioia di essere più uomini.

Allora pensiamo alla formula molto semplice che noi utilizziamo sempre all'inizio di ogni celebrazione e nella prassi della pietà popolare ogni mattina dicendo: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Con una simile espressione diciamo una cosa bella: “GRAZIE TRINITA BEATA’ perché mi regali la gioia della mia umanità”.

Vivendo per la Trinità, creati a immagine di Dio, lentamente, diventeremo sua somiglianza in attesa del paradiso, quando le tre Persone divine, nella loro circolarità esistenziale, canteranno con noi una bellezza che non possiamo comprendere, perché è il desiderio di ogni nostro desiderio.




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