18 ottobre 2020

XXIX DOMENICA T.O. - (ANNO A)

Is 45,1.4-6                1 Ts 1,1-5b                 Mt 22,15-21

OMELIA

La bellezza dell’esperienza cristiana è che l’uomo è chiamato da Dio a vivere in stato di dialogo.

Dio entra nella storia dell’uomo, l’uomo entra nella storia di Dio. E' quello che ci insegna Paolo nel suo saluto alla comunità di Tessalonica: “Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l'operatività della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro”. La vita teologale incarna l'abituale dialogo tra le tre Persone divine e la comunità dei discepoli: è la fecondità della scelta cristiana. Davanti a questo progetto, la creatura si pone immediatamente l’interrogativo: come nella storia di tutti i giorni si può crescere nella reciprocità con le tre Persone divine? L’episodio del Vangelo, al di là dell’immediata esperienza riguardante il problema se pagare o no le tasse, ci insegna una cosa molto importante: come illuminare le nostre scelte storiche alla luce della rivelazione divina che ci accompagna continuamente.

Il cristiano entra nell’intimità divina attraverso le modalità con le quali egli opera le sue scelte quotidiane. Per la propria vocazione battesimale viene attratto alla contemplazione, che lo introduce nell'esperienza mistica.

Il testo evangelico ci offre tre passaggi che dovrebbero aiutarci a costruire, nello stile del Vangelo, tutta la nostra esistenza:

  • collocare gli interrogativi della nostra vita davanti al Signore;
  • lasciarci educare dal Maestro, per leggere la nostra vita come “storia di Dio”; 
  • fare le scelte, nella luce di Dio, operando in piena libertà.

Il primo passaggio è quello di collocare la nostra storia davanti al Signore.

Se guardiamo attentamente la nostra esistenza, ci accorgiamo come essa sia una somma di interrogativi, una somma di problematiche e di incertezze a livello personale, comunitario, ecclesiale, sociale, economico e politico. Il cristiano, davanti a grossi interrogativi, è chiamato ad operare secondo un criterio fondamentale per rendere la sua scelta una opzione evangelica. Deve porsi davanti a Gesù per dirgli, nella semplicità del cuore: “Tu Gesù come la pensi, tu Gesù cosa faresti, tu Gesù come ti comporteresti?”. È la bellezza creatrice all’interno del dialogo con le tre Persone divine, e, quando si è nell’ordine di una simile relazionalità profonda, la creatura ha come referente immediato il suo Signore.

È quella familiarità normale che ci dovrebbe caratterizzare. È avere il coraggio gioioso di dire al Signore: “Come la pensi?”. La fecondità della vita deve avere sempre questa luce che, in un modo o in un altro, guida i nostri passi. Nel darci la sua risposta, Gesù ci pone dinnanzi il momento della nostra creazione, ci pone dinnanzi la storia di Dio nei confronti dell’uomo e ci dice: “Ricordati che, quando Dio Padre ti ha creato a sua immagine, aveva come modello la mia persona, perché tu possa diventare mia somiglianza.”. Quando ci chiediamo quale sia il senso dell’espressione: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, vorremmo capire da dove l’autore sacro abbia ricavato questo linguaggio. Gli autori antichi della Chiesa, soprattutto della Chiesa d’Oriente, ci hanno dato questa risposta: Dio Padre, contemplando il Figlio, ha creato l’uomo e, dopo aver contemplato il Figlio e aver creato l'uomo, apprezzando la sua creatura, ha detto che essa era molto bella e le ha regalato il creato.

Quando l’uomo si pone davanti alla vita, al mistero della vita, si accorge che tutto gli è stato regalato: gli è regalata la sua personalità, gli è regalata l’esperienza quotidiana, gli è regalato il mondo intero.

La bellezza della rilettura della nostra esistenza come immagine e somiglianza di Dio è che noi siamo un regalo da vivere in una coraggiosa gratitudine. Ecco perché, quando ci confrontiamo con gli interrogativi della vita, immediatamente, come atteggiamento interiore qualificante la nostra storia, andiamo da Gesù e Gesù ci introduce nel progetto del Padre. Diventati alunni di Dio, inebriati dalla sua presenza, nella profonda consapevolezza che Dio sta operando in noi, ci poniamo davanti al Signore ed egli ci dice: “Fa’ le tue scelte in libertà di cuore. Brama di essere il mio volto, riflesso nel concreto del quotidiano”. Gesù non ci dice quello che dobbiamo fare, ma ci dà il cuore con il quale operare.

In certo qual modo il cristiano è così preso dalla presenza del Signore che colloca la sua libertà nella gratuità di Dio. La bellezza della vita cristiana è che Dio ama la nostra libertà. Nel momento in cui ci ha creato a sua immagine e somiglianza, ci ha dato la sua libertà e ci ha detto: “Vivi la libertà che ti ho regalato nel mio progetto d’amore per te, impara a leggere la vita con il mio cuore e la mia mente e, nel mio Spirito, fai le tue scelte”.

Questa è un’esperienza molto bella perché il cristiano, nella sua esperienza di fede, davanti alla storia, gode della massima libertà.

In Cristo egli sceglie nella libertà, avendo davanti allo sguardo il meraviglioso progetto di Dio. Quando riusciamo a cogliere questo criterio di fondo, ci accorgiamo che ogni nostra scelta è l’effetto di una libertà innamorata del suo Signore e questa libertà genera un mondo continuamente nuovo.

È fondamentale il momento finale del racconto della creazione del mondo, quando Dio, dopo aver creato l’uomo alla sera del sesto giorno, dopo essersi commosso davanti alla grandezza della sua creatura – perché era una cosa molto bella – il settimo giorno gli regalò il mondo. In quel momento Dio lo chiamò ad un compito straordinario: “Nella tua libertà concrea con me il mondo”.

Se sapremo assumere una simile mentalità, ci accorgeremo che, qualunque interrogativo la vita ci ponga dinnanzi, dobbiamo sempre avere presenti questi tre elementi:

  • collocare il nostro problema nel Signore;
  • pregare il Maestro, perché ci permetta di leggere la nostra esistenza nel suo progetto;
  • ringraziarlo, quando ci rassicura: “Con la mia grazia che ti sostiene, con il mio cuore innamorato, nella tua libertà fai le tue scelte”.

Essere cristiano è essere scelta libera e personale in comunione con il cuore innamorato di Cristo. Se entrassimo in questa verità, la vita diventerebbe un meraviglioso dialogo dove il Dio della Rivelazione non impone nulla all’uomo, ma mette un cuore nuovo nella persona umana, perché essa ascoltando, amando e valutando, operi le sue scelte secondo il Vangelo. È la grandezza della nostra vita!

Questa mattina il Signore ci ha accolto con tutti gli interrogativi, con tutte le sofferenze, con tutti i drammi della storia dei nostri giorni e ci dice: “Dammi i tuoi problemi e, alla luce della mia croce e della mia croce gloriosa, ti illuminerò”. Partendo da questa considerazione, sentiamoci liberi, perché il Signore, quando ci convoca attorno a sé, non ci obbliga mai a nulla, ma accompagna con il suo amore la nostra storia secondo il disegno del Padre, in modo che possiamo uscire di chiesa illuminati dalla sua luce.

Un simile meraviglioso cammino si innesta nella celebrazione eucaristica, nella quale riviviamo ogni volta questo meraviglioso evento: il Risorto riscalda il cuore, illumina la mente, imprime coraggio nella volontà.

Quando ci accosteremo ai doni eucaristici, il Signore entrerà nella nostra personalità, nei nostri problemi, nella nostra storia, e con il cuore ricolmo di lui, in una libertà rigenerata dalla sua Presenza, faremo le nostre scelte, perché la nostra vita sia sviluppo autentico di un rapporto di intimità tra due libertà: la libertà di Dio che dà all’uomo la gioia di vivere e la libertà dell’uomo che, nello scegliere, rende grazie a Dio e agisce nella prospettiva della fraternità.

 

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