05 ottobre 2020

XXVII DOMENICA T.O. - (ANNO A)

Is 5,1-7         Fil 4,6-9        Mt 21,33-43          

OMELIA

Conoscere Gesù è la grande avventura della nostra vita come suoi discepoli. Domenica scorsa il Maestro ci ha detto che, per poterlo veramente conoscere, dobbiamo vivere in pienezza ogni oggi come suo dono, per essere trasfigurati nel suo mistero di salvezza. Dio in ogni suo oggi si rivela meraviglioso e pieno di fiducia nei confronti dell'umanità. Continuando in questo itinerario, il Maestro questa mattina ci offre una nuova categoria per poterlo veramente conoscere, sviluppando quello che ci aveva già suggerito domenica scorsa: riuscire a recepire e ad approfondire la bellezza creatrice di Dio. Se noi guardiamo attentamente la Parola che abbiamo ascoltata, ci accorgiamo come Dio sia meraviglioso nel costruire la storia. La descrizione minuziosa del profeta Isaia nel narrare la fondazione della vigna, che è il popolo ebraico, la collocazione dell'immagine della vigna all'inizio del racconto parabolico, ma soprattutto la bella visione di Paolo che avverte la benevolenza del darsi divino, ci possono aiutare nell'evidenziare la generosità divina nei riguardi dell'umanità. Il cristiano può entrare nella vera conoscenza di Dio attraverso il suo inserimento esistenziale nella bellezza trinitaria.

Se desideriamo accedere alla storia dell'Antico Testamento per avere una luce, ci possiamo porre la domanda perché l'autore sacro abbia avuto il desiderio di narrare la storia della creazione all'inizio del libro della Genesi ad un popolo che ormai era caduto in un certo pessimismo storico, a causa dei travagli del regno di Israele e del regno di Giuda: egli voleva dare speranza a Israele e desiderava dare speranza narrando la creazione. La bellezza della creazione è la manifestazione della bellezza di Dio che si rivela compiacendosi di quello che ha creato. È interessante come nel racconto della creazione ritmicamente troviamo quelle espressioni "e Dio vide che era una cosa buona, che era una cosa bella" e quando creò l'uomo disse che era una realtà "molto bella." Davanti ai drammi della storia, l'autore sacro sottolineava che dobbiamo lasciarci affascinare dalla grandiosità del creato. Davanti al pessimismo che qualche volta serpeggia nello spirito della creatura umana, si rivela necessario lasciarci prendere dalla bellezza che fa respirare il cuore: è quello che Gesù vuol dirci questa mattina. Se l'attenzione potrebbe essere portata immediatamente al dramma di Israele o a quei vignaioli omicidi, il cuore del cristiano si deve lasciar prendere dalla bellezza di Dio. Non deve mai dimenticare quello che Dio in modo meraviglioso crea continuamente. Quelle persone si sono dimenticate della bellezza di Dio e sono state dominate da criteri egoistici o idolatrici. Noi invece siamo chiamati a gustare la bellezza di Dio. Ecco perché Paolo ci ha detto: “Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.... E tutto quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri.”.

Il cristiano costruisce la sua esistenza ogni giorno contemplandosi nella luminosità di Dio, sapendo che la bellezza genera bontà, perché la bontà è la bellezza incarnata. E tutto questo diventa per noi possibile perché, quando siamo stati battezzati, ci è stato offerto un dono che qualche volta ci è sconosciuto. Chiunque venga battezzato entra nella contemplazione, è affascinato dal divino, è affascinato dal bello, è affascinato dalla bontà ineffabile di Dio e dimentica se stesso. Se guardiamo attentamente il peccato degli Israeliti o dei vignaioli omicidi, ci accorgiamo come essi abbiano dimenticato la benevolenza divina nella storia della salvezza. Quando l'uomo entra in questa bellezza ritrova la gioia di vivere. Guidati dallo Spirito, andiamo sempre a quella bella espressione, quando Dio ha creato l'uomo: "E Dio vide che l'uomo era molto bello": è l'entusiasmo di Dio nel dare alla luce il creato. Quando noi veniamo battezzati, entriamo nella bellezza di Dio. Ecco perché il cristiano, quando vuol veramente ritrovare la bellezza e il gusto della vita, deve accogliere il primo Vangelo: la grandezza della creazione. L'uomo che accoglie il primo Vangelo, che è la creazione, vi scopre le meraviglie di Dio.

È vero che l'uomo sensibile e sensitivo è magari portato facilmente a vedere le negatività della storia, ma entriamo nella vera pedagogia di Dio, come ci ha detto l'apostolo Paolo. Impariamo a vedere nel creato il bello, vedere anche negli uomini lo spirito creativo di Dio, vedere nel nostro istante Dio, che al mattino, quando ci svegliamo, ci dice: “Sei una realtà veramente bella!”. Ora, come noi possiamo riuscire a entrare in questo gusto che ci riempie di tanta speranza? Credo che ancora l'apostolo Paolo ci aiuti questa mattina. Dipende tutto da come noi vediamo il reale: dobbiamo avere una visione positiva della vita. Infatti, così si è espresso l'apostolo Paolo: “Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica”. Entrati nella bellezza di Dio, possiamo veramente avere in noi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Ecco perché il cristiano nell'itinerario della sua esistenza è sempre fiducioso, perché è stato battezzato per vedere e gustare la bellezza di Dio e perché, gustandone, ne possa incarnare la bontà, ritrovando la gioia e il gusto della vita. È il respirare la creatività del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. In certo qual modo dovremmo talmente innamorarci di Gesù per fare della nostra vita quello che ha fatto Francesco: “Laudato sii mi Signore”. E ha cantato quel “Laudato sii mi Signore” con le stimmate, perché chi si lascia prendere dal mistero di Gesù crocifisso, che è la vera bellezza di Dio, come dicevamo domenica scorsa, può cantare in libertà di cuore le meraviglie di Dio. Noi qualche volta vediamo la rudezza della povertà di Francesco, ma Francesco ha un cuore sensibile e innamorato di tutto ciò che è bello e, di riflesso, sa far cantare qualunque realtà egli incontri.

Un cuore puro e innamorato è capace di diventare una poesia vivente, gustando la bellezza delle clare acque, come era il volto di santa Chiara. Ecco il discepolo del Signore! Questa mattina il Signore ci vuol far imparare una cosa molto semplice: vedere nelle realtà della storia la creazione continua di Dio, imparando quasi a memoria, come faceva il pio ebreo, il racconto della creazione del mondo. In quello scorrere delle meraviglie di Dio nei sette giorni, noi respiriamo la fiducia di Dio per l'uomo. Viviamo questa gratuità di Dio e la vita assumerà una valenza molto diversa.

Ecco perché ci ritroviamo nell'Eucaristia: per cantare la bellezza di Dio. È quello che ci ha detto Paolo: anche se la vita è piena di angustie, però in ogni situazione offriamole alla potenza ineffabile delle Persone Divine e facciamo di tutto un rendimento di grazie. L'Eucaristia è la freschezza divina che avvolge e trasfigura l'uomo in cammino nel tempo, perché nell'Eucaristia sono il Padre stesso che ha creato, il Figlio che ha salvato, lo Spirito che ha santificato, che entrano in noi e ci danno la bellezza e il gusto della vita. Questo è il vero ottimismo cristiano, che non nasconde i drammi, ma li vive col cuore della Trinità. Viviamo così questa Eucaristia, con tanta semplicità, nella profonda convinzione di quanto Dio sia meraviglioso nella storia dell'uomo. Egli compie meraviglie che sono anticipazioni di quella meraviglia che sarà la luminosa liturgia del cielo.


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