04 aprile 2021

DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE (MESSA DEL GIORNO) - ANNO B -

At 10,34a.37-43     Col 3,1-4      Gv 20,1-9

OMELIA

Il cammino quaresimale ci ha fatti innamorare del mistero di Gesù e, seguendolo come discepoli, siamo entrati nella "notte" di Dio. Nessuno ha visto Gesù risorgere perché l'evento della risurrezione è un mistero all'interno della Santissima Trinità. Il nostro Dio quando rivela se stesso si manifesta nel mistero della sua identità e un simile evento, centrale nel percorso della storia della salvezza, ha luogo solo di notte, perché la notte rappresenta il contesto normale del darsi della gratuità di Dio. Ecco perché nessuno ha visto la risurrezione del Signore nel suo compiersi poiché è un incontro tra il Figlio che si consegna al Padre e il Padre che regala la gloria al Figlio. L'evento della risurrezione è nascosto nel mistero della vita trinitaria. La nostra fede si fonda su questo mistero, su questa notte, nella quale veniamo trasportati come discepoli di Gesù perché questo è il percorso nella feconda esperienza della fede e di cui noi gustiamo la grandezza attraverso l'accoglienza del Risorto. Una simile visione ci pone una chiara domanda: come oggi possiamo gustare il Risorto non avendolo visto risorgere? Se, sotto l'azione dello Spirito, ci lasciamo collocare nella creatività divina possiamo veramente credere. La risposta esistenziale per poter veramente costruire nella fede la nostra esistenza ce l'ha offerta il discorso che Pietro ha rivolto a Cornelio, un discorso rivolto ai pagani, un discorso rivolto all'umanità intera.

Per poter entrare nel mistero del Risorto dobbiamo vivere

  il primato del vissuto,

  il primato dell'essere discepoli,

  il gusto del condividere i doni eucaristici.

Sono i tre passaggi ai quali il discorso di Pietro ci invita a personalizzare perché l'evento misterioso della risurrezione divenga vita della nostra vita, permettendoci di costruire in verità la nostra personalità umana. Infatti una delle verità che siamo chiamati a personalizzare è che dobbiamo avere una viva consapevolezza che il Cristo nella bellezza della sua rivelazione non si comprende con la semplice e sola intelligenza. Davanti al mistero di Cristo l'uomo si mette in ginocchio, entra nel buio del Mistero e dà ospitalità alla personalità del Risorto attraverso il vissuto. Infatti il Signore si rivela come risorto a chi lo ha seguito, a quelli che hanno fatto della sua esistenza il senso della loro vita. Se non si è con il Cristo nel quotidiano, non si avverte l'esperienza del Risorto, perché è il Risorto che in certo qual modo ci fa percepire la sua presenza, vivendone ogni giorno la attualità. Ecco perché il primo elemento è quello di ritrovare la gioia del vissuto. Questo fatto lo cogliamo perché noi siamo i prescelti, come ha affermato Pietro nel suo discorso, siamo quelli che sono stati chiamati ad appartenere a lui. Quando vogliamo gustare il Risorto dobbiamo godere d'essere suoi perché diventando suoi, persone da lui prescelte, possiamo dare ospitalità attiva e creativa alla sua persona. La nostra vocazione prioritaria è quella di dare ospitalità a Cristo. Solo allora potremo diventarne testimoni perché il testimone è colui che incarna nel linguaggio storico l'esperienza quotidiana del Risorto. Noi dovremmo avvertire intensamente dentro di noi la presenza operativa del Cristo. L'evento della Risurrezione è inconcepibile se non per chi ha il coraggio di dire a Gesù: "Diventa mio ospite! Perché tu mi hai scelto per darti ospitalità!"

Allora da questa esperienza scaturisce la testimonianza di tale verità attraverso il quotidiano intensamente vissuto e amato nella attiva attualità della presenza di Cristo. Noi tutti come discepoli siamo chiamati a interiorizzare la stessa gestualità di Gesù. E’ molto bello quello che ha detto Pietro nel discorso a Cornelio: Gesù il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo perché Dio era con lui. Tutta questa ricchezza penetra in noi e noi ne diventiamo i testimoni: coloro che regalano la bellezza e la grandezza della vita nuova.

Il testimone è un'esperienza che contamina il mondo. Quando noi siamo davanti all'esperienza della vita degli Apostoli, essi ci hanno detto il loro vissuto, ci hanno comunicato la loro esperienza e attraverso questa comunicazione della loro esperienza è nato il mondo nuovo, che in Lui ha la fonte e la vitalità.

Il testimone è colui che vive la semplicità del feriale e che mette in luce questa consapevolezza nella scelta di qualcosa di incomprensibile al solo occhio umano, ma è il criterio di fondo dell'esistenza. L'esistenza non è da capire, l'esistenza credente è da gustare nel mistero della notte di Dio, e allora il terzo passaggio: non solo prescelti, non solo testimoni ma commensali di Cristo. E' molto bella la sottolineatura del discorso di Pietro: a noi che abbiamo mangiato e bevuto con Lui. La domanda che noi ci possiamo porre è questa: ma dove possiamo veramente gustare per eccellenza questo evento della Risurrezione? Come possiamo diventare testimoni di questo evento misterioso? La risposta è molto chiara: quando mangiamo e beviamo con Lui!

Ricordiamoci sempre una verità di fondo: noi non andiamo a messa (quante volte lo abbiamo detto), andiamo a essere invitati a condividere una presenza. Se il Risorto non fosse qui, è inutile il nostro essere qui! E siamo attorno a Lui come nella misteriosa notte pasquale. Il mistero della risurrezione e il mistero della notte pasquale, sono qui oggi nel mistero che stiamo vivendo: è il Risorto che è qui. La bellezza del mistero della risurrezione noi lo percepiamo andando all'Eucaristia. Da qui si delinea il nostro cammino per entrare nella esultanza della Risurrezione: prescelti dal Cristo, testimoni della sua fecondità, immersi nella celebrazione eucaristica. Di riflesso potremmo anche dire: partecipiamo alla celebrazione eucaristica per essere testimoni, rendendo grazie, che è il dono d’essere prescelti. Allora in questo stile di vita riusciamo veramente a intuire che Gesù è risorto, anche se non l'abbiamo visto risorgere. Oggi, noi veramente lo vediamo! Questa è la bellezza di ritrovarci qui. Noi tante volte nascondiamo questa meravigliosa presenza attraverso tanti riti, tante parole e tanti canti, dimenticando la bellezza della semplicità di una presenza. Il Risorto non vuole tante cose che potrebbero appagare la nostra sensibilità, Egli vuole solo che lo prendiamo come nostro ospite, nel cammino di tutti i giorni. Egli ci rigenera e ci rafforza nell'evento sacrificale dell'Eucarestia per seminare la speranza di Dio nella storia dell'umanità. Questo è ciò che oggi celebriamo. Non per niente, e lo abbiamo ascoltato nel Vangelo, sia il discepolo che Gesù amava, sia Pietro, vedono i segni della resurrezione, non il Risorto! E questo per noi è importante perché ci permette di vivere dell'invisibile mentre noi camminiamo nel tempo e nello spazio.

Questa è la bellezza dello sperimentare il Risorto. Quello che oggettivamente ci viene regalato e noi lo accogliamo come l'oggi della gratuità del Risorto in noi, ravviva la nostra esistenza, ci dà la gioia di rendere grazie di essere stati scelti, per dire all'uomo nella semplicità di tutti i giorni che un mondo nuovo è apparso, un mondo nuovo che è una persona: Gesù risorto!

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