11 aprile 2021

II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA - ANNO B -

At 4,32-35    1Gv 5,1-6    Gv 20,19-31

OMELIA

L'evento della risurrezione del Signore è un evento racchiuso nel mistero del cuore del Padre.

La bellezza della Pasqua di Risurrezione è tutta un capolavoro del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ora davanti a questa bellezza nascosta in Dio nasce in noi la domanda: dove e come possiamo vedere il Risorto? Una domanda che era nata prepotente verso la fine del primo secolo, quando i cristiani ponevano il medesimo interrogativo a Giovanni con un particolare, come abbiamo ascoltato dalla seconda lettura, che può crearci delle perplessità: In questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Essi affermavano: "Tu puoi, Giovanni, parlare del Risorto, puoi regalarci uno stile di vita da risorti, ma tu puoi orientarci in questa direzione perché l'hai visto. Noi non abbiamo visto."

È una domanda più che pertinente perché chi ha visto di persona il Risorto si sente profondamente trasfigurato. Noi viviamo della loro testimonianza, noi crediamo pur senza avere visto, secondo la beatitudine che abbiamo udito nel testo evangelico: Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto ma hanno creduto!

Giovanni volendo dare una risposta l'ha trovata nel mistero della celebrazione eucaristica. Se abbiamo notato Gesù appare la sera del primo giorno della settimana, e appare ai discepoli con un gesto che ci è abituale quando veniamo convocati nel rito: il Signore sia con voi, la pace sia con voi! Lo stesso gesto viene ripetuto otto giorni dopo da Gesù stesso: la pace sia con voi! Con un simile linguaggio Giovanni ci fornisce un orizzonte molto stimolante: "Ogni volta che nel giorno del Signore voi vi radunate, vedete il Risorto. In quella assemblea eucaristica il Risorto vi saluta."

La bellezza dell'andare all'Eucaristia nel giorno domenicale, che è proprietà del Risorto, è il Risorto che ci appare e ci dà un saluto. Allora chiediamoci stamattina, poiché nel cammino quotidiano di credenti non possiamo vivere senza il Risorto, quale sia il senso del saluto che il Risorto ha rivolto agli Undici, e che il Risorto oggi rivolge a ciascuno di noi.

Il Signore sia con voi! Il saluto che Gesù dà è comprensibile da tre angolature che si riassumono: il saluto è la comunicazione che il Risorto fa della sua personalità a ciascuno di noi. Non è una parola, il saluto è un segno con il quale il Risorto ci regala la sua identità: salutare è regalare la propria interiorità all'altro, seminandovi il mistero del tuo amore. Il Signore apparendo ai suoi, la mattina di Pasqua, appare tale e quale anche a noi stamattina, sta apparendo a noi anche stamattina e ci dice: la mia personalità sia dentro di voi! Ma il secondo elemento si rivela ancora più qualificante. Gesù saluta mostrando le mani e il costato, è un Gesù "storico" un Gesù che fa passare nei discepoli la sua storicità. E' il Gesù che ha amato l'umanità fino a donare se stesso. Il Risorto non solo ci regala tutta la sua personalità, ma ci rende partecipi del suo mistero di oblazione.

Da questo punto di vista è bella l'espressione che troviamo in Paolo “D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo”. In questo saluto "Il Signore sia con voi" il Risorto imprime nella nostra carne il mistero della sua oblazione pasquale. Una delle verità che tante volte noi non conosciamo è che le stigmate di Gesù sono nella nostra persona, dove le stigmate sono nient'altro che il linguaggio dell'amore di Cristo presente dentro di noi. In questo saluto noi veniamo amati, è l'oggi della personalità che avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine.

Ma il terzo aspetto è ancor più illuminante. Quando Gesù appare pone un gesto e dice: Soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo diventate uomini nuovi totalmente ricreati. In quelle espressioni A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati, dobbiamo leggere il testo nel linguaggio della tradizione veterotestamentaria e cioè in quel momento dice: "Nel mio rapporto con voi ormai siete creature rigenerate". In questo saluto c’è perciò questo trinomio: Gesù ci regala la sua personalità, imprime nella nostra persona il mistero del suo amore e ci dà lo Spirito che fa nuova la nostra vita.

Ecco perché il cristiano nell'atto in cui entra in chiesa e sente il saluto Il Signore sia con voi, vede il Risorto che attraverso la ricchezza della sua personalità fa rivivere in noi la sua presenza.

Di riflesso, dice l'evangelista, i discepoli gioirono al vedere il Signore: la gioia di Gesù che si regala a noi diventa la gioia della nostra vita, la gioia di essere incontrati dal Risorto, di qualcosa di ineffabile e di luminoso, che trascende sicuramente le nostre capacità intellettive, ma un'esperienza che ci trasfigura. Noi, con la nostra risposta - e con il tuo spirito - affermiamo: "La tua persona è in noi, sentiamo in noi il tuo amore oblativo, gustiamo una vita radicalmente rifatta". Non è possibile essere incontrati dal Risorto e non sentirci uomini nuovi. L'esperienza che l'evangelista Giovanni ci vuol regalare è la risposta agli interrogativi iniziali: Vuoi incontrare il Risorto? Va’ all'assemblea liturgica e il Risorto ti apparirà: il Signore sia con voi! E in quel momento avvertiamo nella nostra esistenza una così intensa vivacità di vita che ci sentiamo uomini radicalmente rifatti. Non abbiamo più bisogno allora di statue, di affreschi… abbiamo il Risorto, una persona veramente persona in mezzo a noi! E allora l'Eucaristia che stiamo celebrando è una realtà molto semplice.

A chi ci chiedesse: Ma perché lei va all'Eucaristia? Noi dovremmo rispondere: Ho il desiderio di vedere il Risorto! Ho l’intenso desiderio di essere quell'uomo nuovo che nella risurrezione mi è stato regalato, ho l’immenso desiderio di essere nell'armonia di Dio.

La celebrazione non è più semplicemente un rito, non è più una prassi tradizionale, non è inventare tante cose, ma lasciarsi invadere da una Presenza e gioirono i discepoli al vedere il Signore: questo fascino che ci travolge profondamente e rende autentica la nostra esistenza. Ecco l'Eucarestia: essere uomini luminosi!  Quando noi fin dal momento iniziale della celebrazione veniamo immersi in questa bellezza, non abbiamo più bisogno di niente, gustiamo la gioia d'essere nella pienezza.  Risulta estremamente vero il principio che a noi suona così strano e che abbiamo ascoltato nella seconda lettura, quando l'autore della prima lettera di Giovanni ha detto: I miei precetti non sono gravosi perché il vivere da discepoli del Signore è incarnare una meravigliosa presenza. Quando noi gustiamo questa meravigliosa presenza siamo nel Tutto e abbiamo solo la grande nostalgia di vederlo faccia a faccia nel mistero della gloria.

Viviamo così questa Eucaristia immersi in questa luminosità di vita e allora la vera testimonianza si incarnerà nell'uscire dalla chiesa, e nello Spirito Santo vivere i suoi frutti: quella cordialità, quella pace, quella gioia, quella pazienza, quella benevolenza, quella bontà, quella mitezza, quella fedeltà divina che ci permettono di ritrovare la gioia di vivere anche in cammino tante volte difficoltoso a causa della storia. La convinzione che vogliamo percepire sempre più è che noi siamo nella storia con il cuore nella luce dell'eternità beata.


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