17 agosto 2020

XX DOMENICA T.O. - (ANNO A)

 Is 56,1.6-7     Rm 11,13-15.29-32     Mt 15,21-28

OMELIA

La festa che abbiamo celebrato ieri ci ha collocati nella grande esperienza della Gerusalemme del cielo e in Maria Assunta in cielo abbiamo gustato quella che sarà la conclusione della vita di ogni umana creatura: la visione eterna del Padre. Tutti gli uomini nel momento in cui sono stati concepiti hanno ricevuto la vocazione di cantare eternamente la gloria alla Fonte della vita. La parola che abbiamo questa mattina ascoltata è un canto a questa universalità. La bellezza di ogni umana creatura si percepisce quando entrando al suo interno scopriamo questa meravigliosa vocazione ad entrare nel mistero della gloria e questo lo abbiamo ben intuito da tutte le letture che abbiamo ascoltato:

-         il tempio di Gerusalemme sarà casa di preghiera per tutti i popoli;

-       nella storia della salvezza Dio ha racchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia; 

-    nel bel quadretto del miracolo della donna siro-fenicia la salvezza va al di là dei confini di Gerusalemme, che era l'esperienza dell'Antico Testamento.

Il cristiano è chiamato al senso della universalità poiché l'uomo nel momento in cui appare nella storia è un uomo che entra in un progetto più grande. E’ molto bello come nella spiritualità del basso medioevo i mistici di allora davanti alla domanda - Perché l'uomo è stato creato - davano quella meravigliosa risposta: l'uomo è un pensiero di Dio incarnato perché possa eternamente lodare il Signore! Un bambino viene concepito e partorito per iniziare un cammino verso il mistero della gloria, è l'universalità del cuore di Cristo. Paolo l'aveva espresso in modo molto chiaro negli inni delle lettere della prigionia: ricapitolare in Cristo tutte le cose. E in Cristo Gesù tutti gli uomini sono chiamati alla destra del Padre. Noi spesse volte questa visione di universalità non l'abbiamo sempre ben presente perché in un modo o in un altro abbiamo delle precomprensioni; pensiamo che l'uomo siano i suoi comportamenti dimenticando che l'uomo è uomo nella sua pura identità personale. Per il fatto che è uomo nel momento in cui respira, in quel momento dice la sua vocazione è quella di lodare eternamente il Padre. Una simile lettura la possiamo cogliere attraverso tre semplici passaggi che nel cammino della fede noi dovremmo continuamente ravvivare dentro di noi. E’ sempre bello andare al prologo di Giovanni che è la sintesi della vita dell'uomo: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste. Quando un bambino è concepito, è concepito in Gesù Cristo perché possa eternamente lodare il Padre!

Ogni uomo ritrova il senso della sua vita in Gesù. Questo è un secondo passaggio a cui tante volte non riusciamo ad attingere il senso della vita. L’uomo, sia che lo sappia sia che non lo sappia, è un attirato a Gesù, ogni attimo della sua storia e ogni respiro sono un'attrazione nel mistero di Gesù. La bellezza del costruire la vita umana nella concretezza di tutti i giorni è nient'altro che elaborare in modo reale, anche se misterioso, il criterio che ogni uomo è in Gesù e tutto perché l'esistenza di ogni uomo è un atto della gratuità fedele del Padre. La domanda che noi tante volte ci poniamo è quella del valore della nostra esistenza. Spesso volte vogliamo dare un criterio più semplice e più profondo alla condizione attuale della nostra esistenza, ma alle cose abituali non si dà peso, mentre in realtà dovremmo continuamente rinverdire in noi la nostra domanda di fondo: perché esisto? Il mistero di Maria ieri ci ha aperto grandi orizzonti e quei grandi orizzonti sono la bellezza della nostra vita. E l'immagine che forse implicitamente condividevamo ieri mattina. Quando sulla riva del mare davanti ad un mare tranquillo e azzurro, su uno sfondo di infinito che non termina mai, impariamo a conoscere la vita perché in certo qual modo in quelle onde, in cui ci si immerge c'è l'esistenza dell'uomo, che è sospinto verso l'infinito. Ecco perché la bellezza di contemplare Maria gloriosa è vedere in ogni uomo un volto glorioso: sono la grandezza e la bellezza della nostra vita perché siamo la gratuità di Dio. Anzi, e qui in certo qual modo entriamo in un orizzonte che non è facile da acquisire nelle categorie dell'uomo di oggi, quando un uomo muore chiude gli occhi per riaprirli: chiude gli occhi alla storia per aprirli all'eternità beata. Ogni uomo per il fatto che è un uomo brama l'infinito. Il fatto stesso che una persona esista è perché vive questa vocazione che è impressa nella sua persona d'essere eterno glorificatore del Padre.

Il terzo passaggio che dovremmo ritrovare è che questa esperienza diventa una vocazione da regalare agli uomini attraverso la nostra gioia di essere uomini la bellezza di camminare verso una pienezza che racchiude tutti noi. Chi ama il vissuto quotidiano è già testimone di questa eternità beata; chi gusta la vita nell’ oggi sa percepire un oggi che non avrà mai fine ed è il mistero della gloria futura. Ecco allora l'evangelista Matteo che nell'episodio della donna siro-fenicia ci dice: cos'è la fede? E’ nient'altro che ritrovare in Gesù il gusto della vita. La bellezza di credere è riscoprire la bellezza del gusto della vita. La fede non è una consolazione psicologica, ma uno stile con il quale costruire l'istante in un orizzonte infinito dove Dio è il grande Signore. Se riuscissimo ad avvertire questo sfondo misterioso, ci accorgeremmo che anche nell’ordine dello spirito viviamo le leggi della dinamica: ogni movimento dell'uomo ha risonanze infinite. Ora se ogni vibrare dell'uomo storico s'incarna nel percepire risonanze infinite, la bellezza della vita umana è avere questo sviluppo meraviglioso verso l'eternità. Di riflesso ogni uomo è un nostro compagno di viaggio, ogni uomo con tutte le sue caratteristiche è un meraviglioso compagno di viaggio verso la pienezza della gloria.

Tutto questo noi lo stiamo vivendo nell'Eucaristia. Spesse volte quando noi andiamo all'Eucarestia, anche per una prassi che ci ha caratterizzato per più di mille anni, la tendenza è guardare al momento della consacrazione e dimentichiamo che la bellezza della consacrazione è quello che viene dopo. Noi nell'eucaristia abbracciamo un mondo intero. Nell’Eucarestia siamo contemporanei con i fratelli della Nuova Zelanda e della Terra del Fuoco. Essi sono tutti qui perché qui c'è il Signore! E quindi la bellezza di questa comunione tra cielo e terra in una universalità che riempie il nostro cuore di tanta gioia e ci permette di superare in certi momenti tante nostre solitudini. Se noi guardassimo attentamente alla narrazione dell'ultima cena, ci ricorderemmo le parole del Maestro: Questo è il calice della nuova ed eterna alleanza versato per voi e per tutti. In quella croce gloriosa c'è tutta l'umanità di ieri, di oggi e di domani e quindi in certo qual modo la parola di questa mattina ci dice: apri il cuore al mondo intero e allora imparerai a conoscere veramente Gesù. L’ eucarestia è una grande comunione. In certo qual modo - ed è vero -  avviene la consacrazione del pane e del vino, e siamo consacrati in comunione fraterna con il corpo e il sangue del Signore. Tutti quelli che si accosteranno all'unico calice e all'unico pane diventeranno in Cristo un solo corpo e un solo spirito. Noi in questo momento siamo contemporanei con tutti e tutti sono contemporanei con noi. Apriamo questo orizzonte che la parola di Dio oggi ci regala in modo che questa chiesa sia la casa di preghiera per tutti i popoli. Tutti gli uomini entrando in questa chiesa potranno ritrovare quella misericordia che fa nuove tutte le cose, e la nostra vita sorretta dalla fede potrà ricevere sempre il grandioso miracolo: Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri. E da quell'istante sua figlia fu guarita. Questa sia la speranza che vogliamo portare a casa oggi in modo che la festa dell'Assunta sia qualcosa che ci avvolga nel modo più profondo e ci doni la speranza di quella universalità che sarà il paradiso quando con tutta l'umanità seguiremo l'Agnello cantando il canto nuovo che solo i 144000, cioè tutti gli uomini, possono offrire all’Agnello seguendolo ovunque vada.


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