24 agosto 2020

XXI DOMENICA T.O. - (ANNO A)

 Is 22,19-23                         Rm 11,33-36                                  Mt 16,13-20

OMELIA

L'interrogativo che Gesù pone ai discepoli è un interrogativo che dovrebbe continuamente accompagnarci, poiché la conoscenza di Gesù, la conoscenza del suo mistero, della sua storia, sono il criterio attorno al quale noi costruiamo la nostra vita. L'esperienza di Gesù non è solo l'esperienza di un mistero, ma è l'esperienza di uno stile di vita. Gesù è entrato nel tempo e nello spazio per dare senso e valore alla nostra esistenza. Per mezzo di lui siamo stati creati, in lui viviamo, con lui camminiamo e siamo in attesa di gustarlo eternamente nella gioia del cielo. Ora questa domanda “Chi è Gesù”, che Gesù pone ai discepoli dovremmo sempre porla a noi stessi. È molto bello come nella Parola che questa mattina abbiamo ascoltata vengano chiaramente alla mente tre principi, attraverso i quali entrare nella conoscenza di Gesù: Gesù è il senso portante della vita; la conoscenza di Gesù è un dono del Padre; la conoscenza di Gesù avviene attraverso la gioia del cuore. Sono tre passaggi che ci possono aiutare a entrare in questa Persona che è al di là delle nostre conoscenze, ma che è il criterio portante di ogni frammento della nostra giornata.

- Innanzitutto, Cristo Gesù è il fondamento della nostra esistenza. Lo abbiamo colto molto bene nella risposta di Pietro: “Tu sei”. In quel “Tu sei” è racchiuso il senso della vita di Pietro, della Chiesa e potenzialmente dell'intera umanità. “Tu sei”: in questa espressione di Pietro si ritraduce una viva professione di fede, uno stile di vita che deve animare la comunità cristiana. Usando una bella espressione di Gregorio Nisseno: “Gesù nel cuore, Gesù nella testa, Gesù nelle azioni”. È il criterio di fondo di tutto il principio creativo di Dio: “ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra”.  L'evento cristiano non è una religione, l’evento cristiano è uno stile per costruire la vita dell'uomo. Quanto più conosciamo la figura di Gesù, quanto più ci lasciamo penetrare dal suo mistero, tanto più entriamo in una grande semplicità interiore, che diventa il respiro del nostro respiro. Gesù non è semplicemente una persona, ma l'atto creativo di Dio che ci dice di essere autenticamente uomini. Allora davanti alla domanda “E voi chi dite che io sia?”, con Pietro diciamo:” Tu sei il valore, senza il quale non riusciamo a vivere”.

 - È quell'avere costantemente riferimento, in tutto quello che siamo e facciamo, a questa azione meravigliosa di Dio. Tutto questo non è frutto delle nostre semplici azioni. Gesù l'ha detto molto bene a Pietro: “Non la carne, né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio”. La conoscenza di Gesù passa attraverso un'intensa supplica. Non è studiando che conosciamo Gesù, noi conosciamo Gesù attraverso una profonda esperienza di supplica nella quale gridiamo nello Spirito Santo al Padre, perché ci faccia veramente intuire la profondità della vita del Maestro. Gesù, noi lo sappiamo, sarà sempre inconoscibile.  Paolo lo ha detto molto bene all'inizio del brano che abbiamo ascoltato. Entrare nel mistero di Gesù è entrare in qualcuno che noi non conosceremo mai perfettamente, ma poiché senza di lui non possiamo vivere, eleviamo la supplica perché il Padre continuamente operi nella nostra vita con questo desiderio di conoscenza e generi in noi quella purezza per cui Gesù lentamente possa trasformare il nostro cuore, la nostra mente. le nostre persone. La professione di fede in Gesù è un atto della benevolenza divina, che penetra in noi e ci permette di camminare in autentica novità. Quel “Tu sei” vive di una intensa supplica. È lo Spirito Santo che continuamente ci fa desiderare il volto di Gesù. È quella supplica dello Spirito che ci introduce nella profondità del mistero.

- Questo cammino ritrova la sua verità nella lode, come ha detto l'apostolo Paolo: la verità della professione di fede è la lode. L'uomo veramente crede quando canta la fede. Noi qualche volta, davanti al mistero della fede, siamo tentati di rinchiuderci nella nostra intelligenza, quasi che la fede sia la conclusione di un discorso, la conclusione di tante parole, ma l'intelligenza davanti al mistero di Gesù si blocca. L'intelligenza ha il dramma spesso di manipolare la verità. Allora Paolo ci ha detto che la conoscenza è qualcosa che va al di là di noi stessi e diventa un'intensa esperienza di lode. Credere è un’esultanza che c'è dentro di noi, frutto dello Spirito, che ci fa cantare nel senso più vero l’esperienza di Gesù, che ci orienta su un infinito nel quale la nostra vita può veramente immergersi. Conoscere Gesù è navigare in un infinito che continuamente ci attira e qualifica fino in fondo le nostre persone. Ecco perché quando noi ci poniamo la domanda “Al di là della morte chi saremo e che cosa faremo?”, troviamo la risposta in quello che stamattina l'apostolo Paolo ci ha detto, sullo sfondo della storia della salvezza: canteremo eternamente la gloria di Dio, entrando in modo misterioso in questa personalità di Gesù, che ci orienta a gustare fino in fondo il volto del Padre.

 Ecco perché non dobbiamo mai stancarci nel lasciarci attirare al mistero di Gesù, perché in questa attrazione noi troviamo la bellezza e il gusto della vita. Quante volte l'uomo nelle difficoltà della storia si pone un insieme di perché senza risposte. Questa mattina la   Parola ci dice: “Guarda Gesù, lasciati attirare, in una supplica continua, che ritraduce il desiderio di entrare nel senso dell'esistenza attraverso la bellezza e il canto del cuore”. Questa mattina siamo qui in chiesa, perché vogliamo conoscere di più Gesù: è il motivo per il quale ci ritroviamo in questo luogo e Gesù si rende presente specialmente nel momento della lode. Noi sappiamo che nella grande preghiera eucaristica il pane diventa il corpo sacramentale del Signore, il vino diventa il suo sangue sacramentale, ma questo cambiamento nasce nella lode. “E’ veramente cosa buona e giusta”: nella lode noi ci collochiamo nella libertà di Dio e, collocati nella libertà di Dio, diventiamo nuovi nella sua creatività.

 Ecco perché il cristiano, quando, davanti al mistero di Gesù, non riesce a coglierne fino in fondo la ricchezza, rende la sua supplica questa meravigliosa lode, che ci permette di introdurci in qualche cosa di più grande, che diventa il senso portante alla nostra esistenza quotidiana. Allora, quando noi, costruendo la nostra vita di tutti i giorni, ci poniamo la domanda “Chi è Gesù?”, guardiamo in alto, supplichiamo il Padre perché ci invii lo Spirito. Nel mistero eucaristico il Padre ci rivela la bellezza e la grandezza del suo Figlio, che diventa la speranza nel nostro quotidiano. Camminiamo in questa luce, ricchi di questa potenza che viene dall'alto e non avremo mai paura. Il desiderio della conoscenza di Gesù ci sosterrà sempre e quanto più lo conosceremo, tanto più ci conosceremo come uomini e potremo camminare in autentica novità di vita.

Nessun commento:

Posta un commento